Tagliare il traguardo del terzo album non è mai facile; sia che riguardi band o cantanti solisti, la meta da raggiungere è, in entrambi i casi, l'affermazione della figura dell'artista, di cui non sempre viene riconfermato il valore. Oggi esaminiamo una personalità sempre carica di nuove idee e proposte musicali, la brindisina Valentina Gravili, con il terzo capitolo di una carriera iniziata svariati anni fa. “Arriviamo Tardi Ovunque” è un disco che difficilmente si può classificare sotto una determinata etichetta, talmente vario e multiforme è lo spettro di influenze che ci vengono presentate: tamburi, incursioni acustiche (in alcuni frangenti vicine a soluzioni country e folk) e rock-oriented, sfumate da una vena psichedelica che non stona assolutamente se affiancata all’uso dell’autoharp (strumento a corde diffuso soprattutto nel mondo del folk, ben diverso, nonostante il nome, dall’arpa).
Come nel precedente album, le atmosfere delle nove tracce tendono ad essere fresche e di facile presa, come sottolineato dai testi, espressivi e gradevoli. Nonostante questo, pur apprezzando un insieme strumentale veramente ispirato, è la voce della stessa Valentina a non convincerci più di tanto, eccezion fatta per la sola “Guerriglia D'Oriente (Mentre Il Sole Fuori Insorge)”, dove le influenze “orientali” creano contrasti interessanti rispetto alle linee vocali. Una voce, quella della Gravili, un po’ graffiata ma non particolarmente dotata di estensione, che in alcuni passaggi vorrebbe essere seria, mentre in altri tende ad entrare in un mondo colorato e naif: quello che manca, forse, sono un'originalità e una versatilità tali da consentire all'artista di fronteggiare a dovere l’impatto sonoro dell’album. Una mancanza che rende i testi meno comunicativi, tant'è che l’interpretazione delle parole non si sa bene come coglierla.
La title-track canta “inconcludente come la Salerno-Reggio Calabria mentre Cosenza brucia”. Se potessimo paragonare la voce della nostra interprete al trafficatissimo tratto di strada, allora potremmo benissimo affermare che l’impatto - tutt’altro che inconcludente - delle influenze presenti nell’album è pressoché paragonabile alla “bruciante” città di Cosenza, rimasta tuttavia orfana di un impianto vocale coerente ed espressivo.