Capita a tutti che ci si perda in un mare di guai: capita e non sai perché, ci si sente un po’ meno eroi. Figlio illegittimo dell’ideale connubio artistico tra l’imprevedibile complicità dei The Eels e l’irriverenza musicale di Edoardo Bennato, “Vivo e Vegeto” è un disco semplice ma completo, da prendere alla leggera, come ogni filastrocca che cela una piccola verità. La voce leggermente distorta dell’autore Alfonso Surace (da cui il delizioso anagramma “Arcane Of Souls”) e i ritmi sempre malinconicamente costanti, talvolta interrotti da imprevedibili stacchi melodici, confluiscono in un album particolare dal sapore agrodolce, dove eterni sentimenti del genere umano e noiosi aspetti della vita di ogni giorno emergono attraverso suoni semplici, come nenie da cui prendono forma poetici aforismi.
“Vivo e Vegeto”, tra treni blu, domeniche volte al relax e amori platonici, è la dimostrazione di come si possa plasmare un album basandosi su concetti concreti che appartengono ad ognuno di noi, in cui ognuno può immedesimarsi con spontaneità e simpatia. Motivi e accordi si susseguono incalzandosi con pacatezza per dodici canzoni, incatenate l’una con l’altra da frasi ripetute ad oltranza con una curiosa (e forse voluta) ingenuità artistica.
Supereroe della quotidianità, col sole in faccia, Alfonso Surace confeziona un disco che inizialmente lascia spaesato chi ascolta, ma dopo qualche brano le intenzioni goliardiche spiccano e colpiscono, per poi ritornare all’oblio della riflessione nella conclusiva “Io E Lei”, e l’album acquisisce un altro significato, non più dedotto dall’apparenza bensì dal sentimento.