Davide Tomat e Gabriele Ottini sono due produttori e cantanti che, abbandonando la struttura vocale e sonora con cui lavorano normalmente, col loro progetto parallelo Niagara si prefiggono l’obiettivo di tornare ad entrare in contatto con una forma assai pura di composizione, il che si traduce in una sorta di elettronica sperimentale che abbraccia gli stilemi viscerali dell’alternative rock…o viceversa, va bene uguale.
Il risultato è questo “Eight”, otto tracce dove capita di trovare brani concepiti al corrispettivo delle Hawaii su Marte (“Seal”), oppure John Lennon e Paul McCartney che decidono di fare un viaggio sulle nebulose più marginali del nostro universo (“Etacarinae”), tutto in un’atmosfera che ha, ovviamente, dello psichedelico e dell’onirico, un senso di sospensione dettato dalla delicatezza della titletrack iniziale, e quindi ripresa dalla ninna-nanna siderale “Love Me Love Me” in chiusura, tutto senza badare ad un ordine troppo apparente delle armonie vocali o strumentali, concedendosi anche, di tanto in tanto, delle derive nel noise elettronico più puro (“Superbe”).
Certo, il nostro duo non può dirsi totalmente innocente dal cerebralismo compiaciuto che, ahinoi, sin troppo spesso comincia a governare i cuori di chi compone musica di questo tipo, e nemmeno “Eight” si sottrae a questa sorta di recondita maledizione, anzi: parte in un certo qual modo melodicamente accomodante, per divenire, man mano si raggiunge la sua conclusione, sempre più astruso ed ermetico, con l’apice di asperità toccato dalla delirante (è proprio il caso di dirlo) “Galaxy Glacier”, che poco comunica all’ascoltatore, se non la sensazione del mero esercizio di stile.
Ciononostante, l’opera dei Niagara sa sicuramente farsi genuinamente apprezzare in almeno un paio di punti, e saprà oltremodo soddisfare coloro che amano le sfide sonore in musica e gli affreschi sonori più esotici ed irregolari.