Everything Everything
Arc

2013, RCA/Sony Music
Indie Rock

Sonorità sempre più eclettiche per il quartetto indie inglese
Recensione di Chiara Frizza - Pubblicata in data: 13/02/13

Secondo lavoro per questo quartetto inglese capace di aprirsi un varco nella scena indie-rock d’oltremanica con singoli e video quasi interamente autoprodotti che nel 2009 hanno catturato l’attenzione della BBC. Il colosso radiotelevisivo ha inserito la band nel sondaggio annuale "BBC Sound of…" del 2010, un sondaggio redatto alla fine di ogni anno con la partecipazione di discografici e critici musicali chiamati ad eleggere il più promettente tra i nuovi talenti. Piazzatisi all’ottavo posto, gli Everything Everything hanno intrapreso la propria strada verso un contratto discografico e l’esordio (“Man Alive”, 2010) per la Geffen Records UK. Dopo un anno di tour e registrazioni, anticipato dal singolo “Cough Cough” uscito a ottobre dello scorso anno, ecco che “Arc” giunge sugli scaffali dei negozi il 14 gennaio, con il suo sound eclettico e ricco di influenze che abbracciano i generi più disparati.

L’elettronica più pura incontra il post-punk dei primi anni ’80 – “Kemosabe”, secondo singolo estratto dall’album, ne è l’esempio migliore – con un cantato che ricorda quello di Chris Martin (Coldplay) sia nel timbro vocale che nel modo in cui i falsetti si alternano alla voce piena, a volte fin troppo somigliante (“Duet” potrebbe tranquillamente essere confusa per un brano estratto da “Viva La Vida”). E’ un album a corrente alternata: la sperimentazione math rock si interrompe per lasciare spazio a melodie più pop, dove ci si aspetta un beat elettronico ecco comparire strumenti più tradizionali come il violino, lo xilofono o la chitarra acustica, in modo poco fluido ma comunque sufficientemente coeso. Nulla è fuori posto, anzi è proprio il tono altalenante della tracklist che rende interessante l’ascolto di un lavoro che, con una diversa struttura, rischierebbe di annoiare.

E’ difficile, come gruppo indie-rock e per giunta inglese, uscire dall’ombra che i Radiohead proiettano sulla scena alternative da ormai due decadi. Difficile non venire influenzati da una band che ha sperimentato prima di molte altre, creando qualcosa di unico e ormai immediatamente riconoscibile. I giovani Everything Everything non riescono a nascondere del tutto la “lezione” imparata dai più noti colleghi, ma vi sono sufficienti tratti personali per non sconfinare nell’imitazione senza creatività. Del resto, non pretendono di somigliare o imitare nessuno ma semplicemente dire la loro, portare la propria idea musicale in un genere in cui la prima regola sembra essere proprio che ogni tipo di alchimia e fusione tra stili diversi è concessa. Note di merito a “Undrowned”, “Radiant” e la conclusiva “Don’t Try”, con un evocativo fade-out finale a tinte ambient.

Interessante deve essere anche la resa dal vivo di atmosfere tanto diverse e variegate; a tal proposito, gli Everything Everything hanno da poco intrapreso un tour nel Regno Unito che toccherà anche diverse città nel resto dell’Europa, Italia compresa: l’appuntamento è per il prossimo 6 marzo, al Tunnel Club di Milano.



01. Cough Cough
02. Kemosabe
03. Torso Of The Week
04. Duet
05. Choice Mountain
06. Feet For Hands
07. Undrowned
08. _Arc_
09. Armourland
10. The House Is Dust
11. Radiant
12. The Peaks
13. Don’t Try

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