Bad Religion
True North

2013, Epitaph Records
Punk Rock

La musica dei Bad Religion tiene acceso il piccolo faro della speranza del punk rock odierno
Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 10/02/13

Quale amante del punk, giovane o meno giovane, non ha mai sentito parlare dei Bad Religion, visto (o posseduto) una loro maglietta con quel bel segnale di divieto sovrapposto alla Croce cristiana? Chi non associa la band al primissimo movimento hardcore punk americano? Solo chi non ascolta punk. Siamo nel 2013 e loro sono nuovamente tra noi, dall'alto di una carriera trentennale fatta di alti e bassi, autori di una musica che ha influenzato intere generazioni di musicisti e riempito le orecchie di migliaia - se non milioni - di ascoltatori, sulla scia di testi che sapevano andare oltre il semplice concetto di punk, criticando la società e la politica dei tempi. Più simili ad una versione americana dei The Clash piuttosto che dei Sex Pistols, il sestetto californiano giunge all'incredibile traguardo del sedicesimo album e lo fa mantenendo uno standard qualitativo superiore alla media in ogni aspetto del disco.

True North” è composto da sedici brani ma non raggiunge i quaranta minuti di lunghezza, e la relativa brevità del disco ce lo fa apprezzare ancor di più. Le canzoni qui presenti sono immediate ed incisive, di rapida assimilazione ma difficili da scordare. Il primo singolo estratto, “Fuck You”, rientra nella categoria delle canzoni che non escono dalla testa neanche a pagarle. Nonostante l'età non più da garzoncelli scherzosi di leopardiana memoria, i Bad Religion mantengono alta la bandiera della rabbia adolescenziale da sfogare attraverso la musica, come quando iniziarono a muovere i primi passi nel mondo del rock, ormai trentaquattro anni fa, e quello che esce dalle casse dello stereo è potente allo stesso modo. E in linea con le origini.

Certo sono cambiate molte cose dal momento in cui, ancora giovanissimi, i Bad Religion disegnarono su un foglio di carte il simbolo che li ha sempre accompagnati e che i fan hanno amorevolmente ribattezzato “Crossbuster”, giusto per far arrabbiare i propri genitori; molti angoli si sono smussati e la melodia è più prominente rispetto ai primi dischi, ma i Nostri continuano a picchiare duro a suon di chitarre distorte e gli “ah” e gli “oh” che da sempre costituiscono il loro trademark musicale (ripreso poi, qualche anno più tardi, dagli Offspring) sono sempre presenti. Le tre voci, poi, creano un coro semplice, ma quasi costantemente presente, che dona più profondità musicale a canzoni tecnicamente molto semplici, in modo da espandere i loro orizzonti.

“True North” è quindi un buon lavoro, perfettamente in linea con la carriera dei californiani, che non aggiunge nulla ma allo stesso tempo non toglie niente se non polvere al genere, donando al punk un'altra piccola perla musicale accompagnata da testi al limite del saggio sulla politica e sulla società odierna, un piccolo faro di speranza in un mare dei testi attuali tutt'altro che illuminanti. Non esattamente impeccabile (soffre, come ogni disco, di qualche difettuccio, vedi una certa ripetitività nella seconda parte), ma pur sempre sopra la media.





01. True North
02. Past Is Dead
03. Robin Hood In Reverse
04. Land Of Endless Greed
05. Fuck You
06. Dharma And The Bomb
07. Hello Cruel World
08. Vanity
09. In Their Hearts Is Right
10. Crisis Time
11. Dept. Of False Hope
12. Nothing To Dismay
13. Popular Consensus
14. My Head Is Full Of Ghosts
15. The Island
16. Changing Tide

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