Buckethead
Electric Sea

2012, Metastation Records
Ambient

Recensione di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 13/02/13

Buckethead è un visionario, un veterano, un virtuoso: non concede interviste, non rilascia fotografie, esprime i suoi pensieri tramite il tocco magico del plettro su qualsiasi corda in grado di emettere un suono perforante. Dalla sua Bucketlandia, questo individuo dall’origine misteriosa registra autonomamente dischi in quantità industriale, rivisitando qualsiasi genere musicale e trasformando ogni suo respiro in musica. Impossibile riuscire a comprendere quali preoccupazioni si celino sotto al suo secchiello, quali motivazioni lo spingano ad arricchire così frequentemente l’elenco sempre più cospicuo della sua discografia.

La prova definitiva della genialità della “Testadisecchio” più famosa del rock era già dolcemente pervenuta a noi terrestri con “Electric Tears”, album del 2002 completamente in controtendenza rispetto a qualsiasi stile mai approfondito dal chitarrista. “Electric Sea” non è solo la celebrazione del successo di dieci anni prima, è soprattutto un’opera d’arte al pari delle impressionistiche raffigurazioni del mare di Claude Monet, perché se un pittore riesce a far risuonare le onde del mare tramite i suoi pennelli, Buckethead tramite arpeggi e assoli dalla precisione sconvolgente carica chi ascolta su una barca, e comanda il timone come se fosse il manico di una sua Gibson. Brani come “El Indio” e “Swomee Swan” sono le chiare rappresentazioni musicali di fiumi sinuosi, tramonti panoramici, delicati cigni che si posano sulle acque di un “Elecrtic Sea” mai impetuoso, ma calmo ed eterno. Notevoli anche i tributi a Johann Sebastian Bach in “La Gavotte” e “Bachethead” e al nostrano Alfredo Catalani in “La Wally”. È interessante infine notare che sia in “Electric Tears” che in “Electric Sea” di elettrico non ci sia quasi nulla, solo leggere sfumature di chitarra che eccezionalmente risaltano su basi generalmente acustiche.

Anche tentando di rintanarsi nell’ombra, evitando la celebrità, Buckethead non può salvarsi dall’inevitabile ingresso nelle classifiche dei migliori chitarristi della storia della musica. Egli è un virtuoso dei giorni nostri, abile non solo con la chitarra, ma preciso e penetrante anche attraverso il basso ed altri vari strumenti a corda. La velocità e la nitidezza delle sue composizioni elevano automaticamente ad icona un personaggio così innamorato della purezza della musica da eclissarsi da tutto ciò che circonda il suo stesso mondo.



01. Electric Sea
02. Beyond the Knowing
03. Swomee Swan
04. Point Doom
05. El Indio
06. La Wally (Alfredo Catalani)
07. La Gavotte (J. S. Bach)
08. Bachethead (J. S. Bach)
09. Yokohama
10. Gateless Gate
11. The Homing Beacon

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