Cayne
Cayne

2013, Graviton Music Services
Rock

Recensione di Mia Frabetti - Pubblicata in data: 13/02/13

Troppo affilato per essere rock, troppo melodico per essere metal: non c’è niente di meglio di un disco che si divincola furiosamente a ogni tentativo di sbatterlo in cella per rimettere in riga la presunzione di uno scrittore convinto di poter catturare su carta anche l’ineffabile. Era un anno e mezzo che le nostre penne non incrociavano le chitarre dei Cayne, e in effetti anche all’epoca dell’ultimo incontro/scontro erano scaturite parecchie scintille: "Addicted", EP targato 2011, aveva fatto brutalmente a pezzi a suon di riff taglienti ogni dubbio circa lo stato di salute di una band che emergeva da quattro anni di sonno profondo e cinque di lenta riabilitazione. Oggi questo capitolo della storia dei Cayne riposa fra le pieghe del passato, ma lo stesso non si può dire del tributo di sudore, lacrime e sangue richiesto dalla scalata al successo: le cicatrici non dormono mai, al massimo vanno e vengono, e su "Cayne" lo fanno spesso, raccontando tutto ciò che questa formazione ha dovuto perdere, sacrificare e imparare nel corso degli anni. È una rievocazione altalenante, la loro, un pendolo che oscilla fra gli estremi della malinconia ("Waiting", "Together As One", "Little Witch") e della rabbia ("Don’t Tell Me…", "King Of Nothing", "Deliverance", "Addicted"), mescolando continuamente melodia e violenza, squisiti ghirigori di violino e rocciosi giri di chitarra. Le promesse del precedente EP non solo sono state mantenute, dunque, ma anche ribadite: il tappeto di gelide tastiere di "My Damnation" torna qui a srotolarsi sotto i nostri piedi, la sezione ritmica di "Addicted" riprende a percuoterci con la furia di un martello calato sull’incudine, e "Together As One" giunge ancora una volta a placare il tormento delle nostre carni crivellate da riff mitraglianti, in un mix di miele e veleno squisito e intossicante come due anni fa. 

L’esordio, a onor del vero, non è dei più promettenti, con un’intro di discutibile utilità e la non superlativa "Waiting", ma il decollo un po’ stentato e incerto trova immediato risarcimento in un volo sicuro, privo di turbolenze o vuoti d’aria. Meglio assaporare il più possibile le lusinghe dell’ammaliante “Little Witch”, dunque, perché una volta cessato il suo incantesimo “Cayne” si rivelerà per ciò che realmente è: la casa stregata dai fantasmi del passato di Giordano Adornato, un inferno personale dominato da atmosfere crepuscolari e ritmiche sempre più prepotenti. C’è qualcosa di innegabilmente magnetico in questo album oscuro, contorto, quasi bipolare, il cui fascino non va in frantumi neppure a fronte di un paio di episodi vagamente sottotono e di una spiccata somiglianza con la formula che ha reso celebri band come i Lacuna Coil.

Ma chi è, allora, il vero carceriere di queste stanze stregate? Qual è l’ingrediente segreto, il bandolo della matassa, l’elemento di spicco? È la voce ricca e intensa di Adornato, fra le cui spire precipitiamo più di una volta, a tenerci in pugno? Sono la tecnica e il senso melodico degli altri membri della band a detenere le chiavi delle nostre catene? O sono forse Andrea Ferro, Paul Quinn, Jeff Saxons i responsabili dell’aggiunta dell’ingrediente segreto che ha scatenato la nostra dipendenza feroce? La verità, come sempre, sta nel mezzo: nell’alchimia, nella contaminazione, nell’equilibrio. E quelli di "Cayne" sono unici, esplosivi, impossibili da replicare, perché questa uscita segna la fine di un’era – la fine dei Cayne con Claudio Leo. Il tempo del sudore, del sangue e delle lacrime non è ancora terminato, e la notte più buia dei Cayne è appena iniziata; una notte da cui quel "fratello e musicista dal senso melodico unico" non si sveglierà più. Ascoltare "Cayne", d’ora in poi, non sarà più la stessa cosa. Tuttavia, quando la struggente "Like The Stars" si affaccerà dal nostro stereo e la musica volgerà al termine, fra le lacrime spunterà anche un sorriso. Perché questo non è un commiato: è una promessa.

"Tomorrow this world will shine for you
Forever and ever again
Like the stars, together we will cross the oceans
The wildest winds, together we will ride ‘em until the end"




01. The Strain (Intro)
02. Waiting
03. Don't Tell Me...
04. Together As One
05. King Of Nothing
06. Little Witch
07. Deliverance
08. Addicted
09. My Damnation
10. Through The Ashes
11. Black Liberation
12. Evidence
13. Like The Stars

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