"Turn that shit up louder".
E' così che bisogna ascoltare il settimo album in studio dei Godsmack , 100hp : a volume alto, spaccatimpani, con i riff roboanti che occupano tutto il cervello, tutto il campo visivo , in guizzi di nero, grigio e spruzzi di colore melodico.
È così che i Godsmack ci dicono di ascoltarlo.
Sono passati quattro anni dall'uscita di "The Oracle", loro ultimo album in studio. Eppure per la band di Sully Erna il tempo non sembra essere una variabile importante, di quelle che cambiano e stravolgono con il ticchettare delle lancette. Undici tracce che strizzano l'occhio al passato della band del Massachusets, con forti influenze hard rock e metal e riportano a quelle strade di Boston, un po’ buie e inquiete, cariche di ricordi, “forse” e “sarebbe potuto essere”, disseminate di quei club che per primi hanno vissuto l’ascesa dei Godsmack. “Un album che non si limita a catturare lo spirito della città. È puro GODSMACK”, riflette Erna. Un album che porta con sé anche le istantanee sfocate non solo di Boston, ma di tutte quelle città del Nord America e dell’Europa in cui il quartetto ha ottenuto risultati eccezionali:quattro nomination ai Grammy, quattro dischi di platino, venti milioni di album venduti, tre consecutivi #1 nella classifica americana, innumerevoli successi radio e molto altro.
Affamati, ecco cosa sono i Godsmack. Di successo, di un riconoscimento, o forse solo di musica. E la fame è tutta lì: nei riff roboanti della title track, nel mood blues, quasi etereo di “Generation Day”, nella musicalità di “Living In The Gray”. E’ un album di spessore, arrabbiato, con una spinta punk che si mescola alla ricerca di melodia e musicalità. E pieno di storia. Non quella dei manuali o dei libri, quella dei dischi che hanno fatto la storia della musica; è piena della loro storia: una band che, in quasi venti anni di carriera, nonostante alcuni brevi cambiamenti di rotta, continua a fare quello che fa, combattendo per la causa dell’hard rock, e ottenendo un successo dopo l’altro. “1000HP” riconferma questa storia e aggiunge qualche suono inedito: un nuovo “e vissero felici e contenti”. E ora alzate quel volume.