The Child Of A Creek
Find A Shelter Along The Path

2010, Red Birds Records
Folk

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 18/04/10

È il diario di un’esperienza tra le montagne, di un percorso impervio tra neve, ghiaccio ed intimità in una tarda giornata invernale di un anno fa. Al ritorno da questa escursione, esausto ma felice, ho provato a riassumere su di un foglio di carta i pensieri, le sensazioni, le paure, le angosce ma anche, e soprattutto, il silenzio, la quiete, la stasi rigenerante di un paesaggio in bianco con i suoi rumori sottili, i suoni lontani, i suoi richiami, senza riuscire subito nell’intento; ho dovuto e preferito lasciare che tutto questo dormisse dentro di me e si risvegliasse al momento più opportuno, per sua natura, permettendo ai ricordi vividi di risalire piano piano in superficie. A quel punto ho imbracciato la chitarra acustica ed ho chiuso gli occhi. Il resto è venuto da sé”.

È con queste parole, sommesse ed evocative al tempo stesso, che l'artista livornese Lorenzo Bracaloni (classe 1978) ha voluto introdurre “Find A Shelter Along The Path”, l'ultima fatica discografica del progetto solista The Child Of A Creek, terzo capitolo di una carriera evolutasi in sordina, tra concerti in supporto ad artisti più famosi e produzioni mai troppo sponsorizzate dai media nazionali. Sotto l'egida della Red Birds Records (etichetta che soltanto qualche mese fa ha saputo regalarci gli introspettivi paesaggi sonori di un'altra interessantissima realtà del substrato musicale del settentrione italico, Brown & The Leaves), il Nostro ha dato vita ad un disco quasi privo d'orpelli, suonato, cantato, registrato e prodotto in totale solitudine. Un'opera sospesa tra atmosfere mistiche, soffuse, a tratti pacate e rasserenanti, a tratti inquiete, nelle quali in molti potrebbero ritrovarsi a scorgere qualche vago richiamo al Nick Drake più tormentato o alla psichedelia d'annata degli Espers. Quasi come se il folk fosse gloriosamente ritornato alla sua principale fonte d'ispirazione, la Natura colta nella sua più intima bellezza, nelle sue più misteriose e trascendentali manifestazioni, nella solennità di un gelido inverno nordico, dimentico di tutte le sovrastrutture che nel corso degli ultimi decenni l'hanno imbastardito.

Già l'artwork del disco, sobrio nelle sue raffigurazioni naturali, quasi stilizzate, ma avvolgente ed oltremodo intrigante nelle scelte cromatiche che lo arricchiscono, definendone il carattere invernale, mostra in maniera chiara l'intento di Lorenzo: accompagnare l'ascoltatore lungo un sentiero che conduce dritto al cuore della montagna, meta ultima di un viaggio teso alla riconciliazione con la madre di tutte le creature viventi. Esperienza catartica che passa per i trip vocali di “Winterland” (il Nostro canta quasi come un Angelo Branduardi intrappolato nei labirinti d'ombre e nelle ragnatele di un romanzo gotico), ma anche per i cupi arabeschi acustici di “Aurora”, gli scorci Sturm und Drang tratteggiati da “Wolves Are Good Friends” (suonano naturali, in questo caso, gli echi d'un certo neofolk mitteleuropeo) e la ninnananna malinconica “Sad Song Of The Season”, autentico capolavoro del disco.

The Child Of A Creek esprime la propria Arte attraverso uno spettro emotivo maturo, personale ed avvincente, consegnando ai posteri un disco magico e senza tempo. Come la natura narrata ed immortalata nei nove capitoli di questo autentico esempio di folk cantautorale.



01. Winterland
02. Where The Cold Wind Blows
03. The Golden Light
04. On The Shoulders Of The Tall Mountain
05. The Silent Valley
06. Aurora
07. Wolves Are Good Friends
08. Sad Song Of The Season
09. Secret Passages

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