Agalloch
Ashes Against The Grain

2006, The End Records
Black Metal

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 19/04/10

Scarto il cd, lo inserisco nello stereo, premo play: l’inizio della fine. Scordatevi di me, per un’ora buona sparisco. Affondo nel gelo dei ghiacci del Nord, ardo e soffoco nel fuoco che si nasconde nelle loro viscere, respiro poi un’aria rarefatta, sottile, delicata eppure stordente, e appena il sole sembra accogliermi piombo nell’oscurità più profonda, dove ad attendermi di nuovo solo gelo, crettato, squarciato, da grida sofferenti, lancinanti, uno scream pauroso e agghiacciante. E sono solo all’inizio del mio viaggio acustico intrapreso con “Ashes Against The Grain” degli americani Agalloch.

Una fusione magica e perfetta di Burzum, Ulver, Isis, Pelican, certi Tiamat, post rock strumentale, dark, folk e progressive, un parto perfetto scaturito dalla mente di questi musicisti che, ancora una volta, dopo capolavori come “Pale Folklore” e “The Mantle”, ci regalano un’altra preziosissima gemma musicale. Un disco probabilmente impossibile da scindere e analizzare singolarmente nelle sue componenti, un continuum pazzesco, potente, carico di pathos e tensione che ti si abbatte addosso con forza incredibile lasciandoti a terra, moribondo, rantolante ed estasiato.

Otto tracce, altrettante emozioni diverse, approcci inconsueti e ugualmente validi alle corde più nascoste del nostro cuore: scegliete voi da che parte iniziare con questo “Ashes Against The Grain”, io non vi darò consigli. Da qualsiasi parte lo si guardi siamo infatti di fronte ad una vera e propria esperienza musicale, superata forse solo da “The Mantle” e, di poco (ma questo è un giudizio puramente soggettivo), da “Pale Folklore”. E ora, di nuovo, arrivederci: se mi cercate mi troverete perso tra il primo e l’ultimo secondo di questo grande disco.

 

“The god of man is a failure
And all of our shadows are ashes against the grain”.




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