Deleyaman
Fourth - Part One

2009, Equilibrium Music
Darkwave

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 01/05/10

I Delayaman sono un quartetto francese dedito all’esplorazione di un ambiente paludoso ed oscuro come solo un certo tipo di darkwave/downtempo sa essere, rasentando spesso atmosfere ambientali di carattere goticheggiante. Con questa quarta opera in studio, denominata concisamente “Fourth – Part One”, la band, già nota nel mercato americano, decide di esplorare maggiormente le proprie radici, innesta in pianta stabile nella propria formazione il duduk – uno strumento a fiato armeno – e segna un deal con la Equilibrium Music per una distribuzione capillare nel mercato europeo.

C’è da dire che le intenzioni sono chiare sin dall’iniziale “Book Of Change”, una cartolina contemplativa di un placido tramonto sul Bosforo, e proseguono con una “Stay On” di carattere maggiormente dark e Badalamentiano, salvo nuovamente tornare al folk con la fisarmonica di “Roses”. In questa continua sospensione tra passato e presente della band, si distinguono per merito il canto misticheggiante perfettamente supportato da un tappeto sintetico di “Aravod Luys”, e l’intensità drammatica di “Fill My Heart”.

Intensità drammatica… Purtroppo, c’è da dire che in questo album se ne ritrova gran poca, ed è questo il maggior difetto dell’opera: senza quella costante sensazione di tensione, si rischia inevitabilmente di cadere nella noia, a maggior ragione quando le voci di Beatrice Valantin e Aret Madailian vengono distaccate e rese ancora più eteree ed inespressive in fase di produzione. Sebbene questo sia un dettaglio praticamente obbligatorio visto il genere musicale proposto, me ne rendo conto, è altrettanto vero che, a maggior ragione in questi casi, la musica deve fare la parte del leone, rendendo il contrasto ancora più evidente e, quindi, entusiasmante. Ovviamente, è superfluo aggiungere a questo punto che qui, di questo entusiasmante contrasto, se ne scorge un pallido miraggio, in lontananza.

Poiché questo disco rappresenta solo la prima parte di un lavoro che si completerà nei prossimi mesi di quest’anno con le restanti canzoni che costituiscono la totalità delle 25 composizioni prodotte dai Delayaman, mi auguro che venga corretto il tiro in questo senso, perché allo stato attuale questa è una band che può piacere soltanto agli estimatori delle atmosfere più soffuse e depressive della musica, e non è detto che persino alcuni di loro riescano a salvarsi dallo spettro di un pesante sbadiglio.



01. Book Of Change
02. Stay On
03. Roses
04. Aravod Luys
05. Be Still
06. Temples
07. Somehow
08. Jardin
09. Fill My Heart
10. Traffic Lights
11. Arev Tibav

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