Mago De Oz
Gaia III: Atlantia

2010, Warner
Folk Metal

Il saporito finale della trilogia "Gaia"
Recensione di Fabio Petrella - Pubblicata in data: 20/04/10

I Mägo De Oz sono tutto quello che un amante della musica rock possa desiderare. Dagli albori alla recente trilogia "Gaia", completata dall’attuale terza parte "Atlantia", della quale ci occuperemo tra pochi istanti, i nove ragazzotti di Madrid hanno sempre confezionato musica ad altissima definizione. La band spagnola, fondata nel 1989 dal batterista Txus, ha intrapreso fin dagli esordi un percorso musicale che l’ha portata, nel corso degli anni, a raggiungere una maturazione compositiva eccentrica e figlia d’innumerevoli influenze, in primis Iron Maiden. Rock, folk e heavy metal s’intrecciano con disinvoltura in una soluzione carica di sapori e amabile gusto che raggiunge, forse con qualche anno di ritardo, il meritato successo con il doppio album "Finisterra", quarto full-lenght e crocevia della formazione madrilena. Gli anni a venire porteranno ricamati, in un ghirigoro di brillanti composizioni, il marchio di Gaia, opera seducente di felicissima riuscita e successo a trecentosessanta gradi.
 
Così, sul finire della prima decade del terzo millennio, e quasi in sordina, esce il tassello conclusivo della fortunata trilogia e, sulle vestigia di rovine azteche cantate nella prima parte dell’epopea, s’innalza il vessillo di "Atlantia". Il disco corre lungo le coordinate tracciate dai precedenti episodi e, diciamolo subito, senza filosofismi e incertezze di sorta, non riesce ad avvicinarsi al livello raggiunto con "Gaia II – La Voz Dormida", autentico masterpiece. Un’analisi oculata del terzo Gaia deve giocoforza tenere in considerazione il precedente capolavoro e, ahinoi, subirne inevitabilmente il peso specifico. In un confronto a fuoco diretto il nuovo capitolo si vedrebbe spacciato; non tanto per la scarsa qualità intrinseca ma per la caratura e l’estro del rivale. Allora, tenendo a debita distanza il figlio prediletto, "Atlantia" si può finalmente osservare nella sua vera consistenza. L’album si presenta, come ultimamente la band ci ha abituato, in una confezione con doppio disco per una durata complessiva di un’ora, trentaquattro minuti e trentotto secondi. Scenari apocalittici e distopici si fissano nella rete principale dell’opera. L’irruenza dannosa dell’uomo sull’ordine naturale del nostro pianeta il tema portante. La prima parte è quella con maggiore effetto. Come Mozart, Giuseppe Verdi e tanti altri anche i Mägo de Oz officiano il loro tributo alla composizione medioevale del "Dies Irae" in un brano sagace, epico e teatrale. La tedesca "Für Immer" strizza l’occhio all’Industrial e lascia un po’ dubbiosi per la pronuncia arrangiata. "Vodka’n’Roll" risveglia l’animo più genuinamente folk della band per un’allegra composizione senza eccessive pretese. Nel seguito dell’ascolto, come in una parabola discendente, l’attenzione cala. Il ripetersi di brani lenti e similari non giova al disco che scorrendo perde in consistenza finendo per spegnersi tra la piacente "El Violín del Diablo" e l’insipida "Siempre (Adiós Dulcinea - parte II)".
 
La seconda parte di "Atlantia" si apre con la dolente "Mis Demonios (Atrévete A Vivir)" che non incanta per melodia e intensità. Con "Que El Viento Sople A Tu Favor" torna il lato più goliardico e folk della band per un brano vivace, frizzante e gradevole che ravviva la fiammella di Gaia III dopo momenti di stallo, prima di ricadere in un baratro di noia. "La Soga del Muerto (Ayahuasca)" è un sonetto scanzonato ed effimero, quasi grottesco, che fa sorridere e piace per il suo carattere allegro, intraprendente e ironico. "Ira De Gaia" è un estratto dalle tonalità quasi minacciose che vede la partecipazione del singer Francis Sarabia dei Campillo.  Il brano fornito di una melodia accattivante anticipa la titletrack con la quale si conclude il secondo platter. La suite finale dalla durata di ben diciannove minuti vede la partecipazione di numerosi artisti in veste di ospiti e si sviluppa tra fertili trame di pianoforte, succosi chorus e un ritmo alternato dalla vena progressive che dona imprevedibilità e teatralità al brano.
 
I Mägo de Oz si confermano sinonimo di estrema qualità, melodia e raffinatezza. La trilogia di Gaia è esempio lampante di come gli spagnoli riescano, con incantevole originalità, a modellare e plasmare a proprio piacimento diverse sonorità in un caleidoscopio intrigante dalle infinite cromature e forme cristalline. "Atlantia" è il pannello più debole che completa il trittico dei sogni bramoso di essere esposto nell’integrità fascinosa di una personale bellezza. Un battito di cuore, via via sempre più lento, annuncia che la vitalità di Gaia si sta piegando al volere supremo della caducità universale. L’inequivocabile bip fatale strappa l’anima dal corpo e come un giudice irremovibile fa calare il sipario su questa lunga, incantevole sequenza musicale avviata nel 2003. Hasta luego Mägo de Oz!




Part I
01. El Latido De Gaia
02. Dies Irae
03. Für Immer
04. Vodka’n’Roll
05. El Prìncipe de la Dulce Pena (Parte IV)
06. Mi Hogar Eres Tù
07. Fuerza Y Honor: El Dorado
08. El Violìn Del Diablo
09. Siempre (Adiòs Dulcìnea)

Part II
01. Mis Demonios (Atrèvete A Vivir)
02. Que El Viento Sople A Tu Favor
03. Sueños Dormidos
04. Aùn Amanece Gratis
05. La Soga Del Muerto (Ayahuasca)
06. La Ira De Gaia
07. Atlantia

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