Dreyelands
Rooms Of Revelations

2010, Lion Records
Prog Metal

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 23/04/10

Ci sono dei concept di alcuni album (non per forza sempre nel panorama progressive) che meriterebbero perlomeno un cortometraggio, se non una vera e propria trasposizione cinematografica. Una delle meraviglie della musica sta proprio nel raccontare delle storie, che non si possono vedere, se non con la fantasia, ma che posso essere raccontate attraverso delle semplici note musicali. I Dreyelands, provenienti dall'Ungheria, ci propongono un album di debutto, "Rooms Of Revelations", dalla storia oscura, inquietante, ma allo stesso tempo affascinante: un uomo ha una certa sfortuna in amore, in quanto le proprie compagne spariscono di volta in volta, per poi essere ritrovate senza vita. Allora l'uomo, viaggiando per le varie stanze di una casa misteriosa (otto per la precisione, ogni canzone equivale ad una stanza vistata dal protagonista), scopre che è il proprio "lato oscuro" ad uccidere le sfortunate donne. Da qui, la decisione risoluta di... beh, forse vi toglierei la sorpresa nel rivelarvi il finale del racconto. Quindi, dato che l'album è proprio interessante, vi consiglierei caldamente di ascoltarlo dall'inizio alla fine per scoprirne l'epilogo.


Nel complesso, i brani sono caratterizzati da una lunghezza piuttosto consistente (in media sui sei minuti a canzone) e si può notare, man mano ci si addentra nel vivo della storia, un appesantimento generale delle atmosfere e delle sonorità, che vanno a braccetto con la voce sempre più potente del cantante ungherese Nikola Mijic, che talvolta si lancia in acuti potenti, lasciando da parte ogni timidezza od indugio. I principali punti forti di "Rooms Of Revelations", però, sono senz'altro la sua relativa godibilità e la sua orecchiabilità, dato che le canzoni in sé non presentano troppi stravolgimenti a livello di cambi di tempo; sostanzialmente, questi brani si basano su dei pattern che si ripetono spesso, si dilatano, vengono sovrastati da strati di sintetizzatori, tastiere e chitarre. Il ritmo del disco è serrato e sostenuto, all'insegna di progressive metal di qualità, melodico ma allo stesso tempo grintoso; uno stile che richiama in parte l'oscurità e la durezza dei Dream Theater di "Train Of Thought", in parte le atmosfere epiche e solenni dei Symphony X. Tuttavia, la durezza si fa da parte verso la fine della tracklist, con la tragica e breve "Blossoms Of Decay", che preannuncia la triste fine del protagonista con potenza e drammaticità. Mi rendo conto di avervi in qualche modo rovinato la sorpresa, ma credo che, a livello di emozioni e di espressività, quest'album meriti assolutamente di essere ascoltato ed apprezzato appieno, anche se l'epilogo è stato anticipato anzitempo.


Finalmente un disco convincente ed emozionante, dai ritmi molto serrati e con pochi sprazzi di serenità (anche se di questi tempi non guasterebbero affatto), dalla sorprendente compattezza che non fa di certo pensare ad una band esordiente, sebbene certe influenze musicali si facciano intravedere senza troppa paura. La Lion Music, nel proprio sterminato roster di band progressive metal (tutte più o meno valide), ha trovato dei ragazzi veramente in gamba e promettenti. A questo punto, non mi resta che concludere con il vecchio adagio: chi ben comincia...





01. Entering
02. Room 1 - Seek For Salvation
03. Room 2 - Can't Hide Away
04. Room 3 - Pretending
05. Room 4 - Fragments
06. Room 5 - Way To You
07. Room 6 - Blossoms Of Decay
08. Room 7 - Vain
09. Room 8 - Leaving Grace

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