Ritrovare i Ratt, il cui ultimo omonimo disco risale a ben undici anni fa, è un vero piacere. La pluridecorata formazione di Stephen Pearcy, già entrata nel mito con almeno quattro dischi di rara bellezza (da “Out Of The Cellar” a “Reach For The Sky” compreso), riattacca i jack alle chitarre elettriche non prima di assicurarsi un contratto con la sempre più autorevole Roadrunner Records, ormai da considerare come l’unica vera major del mondo delle distorsioni. Ma quanto c’è di buono in quello che sembra essere un ritorno per scopi prettamente commerciali? Abbastanza, credetemi, per giustificare l’ascolto del neonato "Infestation".
Chiariamo subito: non siamo di fronte ad un’opera memorabile, ma soltanto (e non è detto che possa bastare) ad un disco convenzionale dotato di un’inclinazione ed una proiezione ritmica che ricordano sì il fulgido passato, ma che a livello qualitativo non lo sfiorano nemmeno di striscio. I Ratt trottano all’interno di sentieri percorsi nei gloriosi anni ottanta, ma non è l’andatura che li penalizza, piuttosto la posa incerta. Musica che, purtroppo, non invade e non scorre nelle vene come un tempo, bisognerà perciò adattarsi alle conformità strutturali di una “Eat Me Up Alive” o di una “A Little Too Much”… oggi due potenziali singoli, ieri due oneste gregarie.
A questo si aggiunga il rammarico per un songwriting a tratti claudicante, ma mi accorgo di essere stato fin qui troppo duro a causa delle elevate aspettative. L’impianto sonoro è robustissimo, le chitarre elettriche sull’asse De Martini / Cavazo ringhiano che è un piacere e la produzione finale è una delle più curate che mi sia capitato di commentare nell’ultimo decennio. Il vero Ratt n’ Roll potrete tornare ad apprezzarlo con le dinamiche “Last Call” e “Lost Weekend”, due perle che trasudano rock da tutti i pori, anche se, a dirla tutta, del colpo di classe assoluto in questo disco non v’è traccia. Avevo già in mente, prima di ascoltare Infestation, di porre le basi per una recensione colossale, ricca di note biografiche, citazioni, riferimenti storici e quant’altro… ma il disco, come avrete ormai capito, non mi ha ispirato più di tanto e per questo dovrete accontentarvi di una fredda analisi.
Come tutti gli amanti del genere e del gruppo, voglio considerare il nuovo disco dei Ratt come l’anticamera di un tour di successo, perché Pearcy & Co danno comunque l’impressione di essere in gran forma. Infestation è un lavoro formalmente perfetto ma privo d’anima, un album tutto sommato piacevole che lascerà, però, un forte senso d’incompiuto.