Crashdiet
Generation Wild

2010, Frontiers Records
Hard Rock

Recensione di Daniele Carlucci - Pubblicata in data: 30/04/10

Avevamo lasciato i Crashdiet alle prese con “The Unattractive Revolution”, pubblicato dopo il triste episodio che vide Dave Lepard, leader della band, suicida in seguito ad una crisi depressiva. Gli altri membri del gruppo decisero di continuare il progetto avviato, anche per commemorare l'amico scomparso e chiamarano Olliver Twisted come cantante. Dopo tre anni la formazione svedese si ripresenta con un nuovo album e con un altro vocalist: al microfono infatti ora c'è Simon Cruz che militava precedentemente nei Jailbait.

Generation Wild” ha toni sicuramente meno cupi rispetto al suo predecessore e, in qualche modo, riporta la band sulla strada intrapresa con il disco d'esordio “Rest In Sleaze”, che ottenne enorme successo, facendo considerare i Crashdiet come una delle realtà più promettenti in ambito hard rock. Purtroppo i problemi affrontati hanno ritardato la crescita e l'ascesa del gruppo, il quale sembra ora tornato in carreggiata dopo una forte sbandata. La coesione tra i membri del gruppo appare totale, tanto si è integrato in fretta Simon Cruz: energia, melodie orecchiabili e coinvolgenti, riff che colpiscono nel segno, si amalgamano in maniera perfetta facendo rivivere glam e hair metal, con l'aggiunta di un tocco moderno, che non guasta affatto. La prima parte del disco è incredibilmente bella e piacevole ed emergono brani di grande impatto come “Armageddon”, “Rebel” e la title-track: ma le vere perle sono “So Alive” e “Save Her”, che, soprattutto nei ritornelli, toccano melodie talmente gradevoli ed efficaci da restare impresse immediatamente nella mente. La seconda parte dell'album non è però sugli stessi livelli, anche se si continua a parlare di buone canzoni. “Bound To Fall” e “Beautiful Pain” si fanno ascoltare con piacere, ma nel complesso, si resta lontani dall'interesse suscitato dai brani ai piani alti della tracklist ed è un peccato, perchè in questo modo il cd perde un po' di fascino dopo un inizio scoppiettante e trascinante.

“Generation Wild” è certamente un buon lavoro, convincente e godibile, in cui emerge anche una cura nei suoni non trascurabile: hard rock di vecchio stampo, selvaggio e raffinato nel contempo, poggiato su  una precisa e massiccia sezione ritmica a cui si aggiunge la voce di Cruz, calzante a pennello per il genere. In conclusione non posso far altro che affermare questo: i Crashdiet sono tornati con un disco più che positivo, ma soprattutto, sono di nuovo una band, unita e compatta, ed ora speriamo solo che il fato abbia smesso definitivamente di essere beffardo.



Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool