Malevolent Creation
Doomsday X

2007, Massacre
Death Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 29/03/09

Ritornare a tre anni dall'ultima uscita discografica, e non cambiare praticamente nulla del proprio stile. Una mancanza per la stragrande maggioranza delle formazioni tutt'ora in attività, questione di coerenza per una band che compie quest'anno venti anni di vita, con nove full-length alle spalle, di cui più d'uno entrato di diritto nella storia del genere. Per alcuni potrebbe essere un difetto, un adagiarsi sugli allori, una mancanza di innovazione che, alla luce di Doomsday X, non mi sento di condividere.

Vantaggi del mestiere si direbbe, specialmente se questi "vantaggi" sono stati acquisiti sul campo, mantenendo sempre alta la bandiera del brutal death floridiano. Non è affatto il mio un approccio nostalgico, non è nella mia filosofia di intendere la musica, ma quando ci si trova dinnanzi a un disco tanto classico quanto efficace, allora bisogna deporre tutte le "paranoie" da redattore e lasciar parlare la passione e il cuore. E in questo caso il cuore dice, anzi urla, che i Malevolent Creation hanno dato vita all'ennesimo tassello di una discografia quasi immacolata, in grado di superare i buoni risultati del precedente Warkult, semplicemente mettendo in atto quello che sanno fare meglio. Una lezione su come si possa suonare death metal ad altissimi livelli senza mai annoiare, riuscendo a trasformare passaggi ampiamente prevedibili in vere e proprie esplosioni di violenza che riescono, ancora oggi, a destare più di un sussulto.

Sì perchè il classico schema, più o meno fedelmente eseguito in tutte le tracce di Doomsday X, è il seguente: up tempo, prima chitarra che scandisce il nuovo riff, successivo ingresso della seconda chitarra a sottolineare il riff, entrata prepotente della batteria, per poi dare inizio al massacro. Eppure brani sulla carta gia ben noti a chi è avvezzo a queste sonorità, come Cauterized, Archaic, Buried in a Nameless Grave, Dawn of Defeat, o Unleash Hell, sono piccole perle che sfido qualunque amante del death a non apprezzare per la propria disarmante "classicità", per la capacità di riuscire ancora ad essere spietate, oscure, così dannatamente belle da farvi ancora sobbalzare dalla poltrona... Tutto merito di musicisti che sanno il fatto loro, che nonostante si siano lasciati alle spalle veri e propri capolavori, hanno ancora la voglia di fare musica di qualità, merito di "giovanotti" come Phil Fasciana, con le sue ritmiche a dir poco assassine, o come Dave Culross, batterista fenomenale per velocità e precisione (peccando un po' in fantasia, ma in fondo...ma che ci frega? ehehe...).

Una qualità di base che rimane sempre molto elevata, distribuendo classe, e sapendo usare sia il fioretto in alcuni assoli dal flavour più "melodico" (virgolette a volontà) del solito, sia la mazza ferrata in brani come Culture of Doubt (in cui si registrano lontani sentori black), riuscendo a cucire attorno ai pezzi la solita atmosfera opprimente che ha caratterizzato tutta la produzione dei Malevolent Creation (ascoltate la strumentale Prelude to Doomsday e capirete). A mio avviso solo due passaggi leggermente sotto tono, Upon Their Cross e Strength in Numbers, che non pregiudicano minimamente la potenza e la portata di Doomsday X, in cui vediamo anche Mick Thompson, chitarrista degli Slipnkot (il numero 7), eseguire un bell'assolo -il secondo- in Deliver My Enemy, inaugurata da alcuni riff riconducibili alla band di Iowa, e Kyle Symons, ex cantante della band, nella conclusiva Bio-Terror, un brano che parte in sordina con la doppia cassa a "elicottero" di Culross a predisporvi alla mazzata che sta per scagliarvisi contro.

Quest'ultimo brano dà uno spunto di riflessione riguardo il ritorno del cantante storico dei nostri, ovvero, Brett Hoffmann, autore di una prova dignitosa ma non così incisiva, che a confronto col suo predecessore negli ultimi due dischi, stona leggermente. Inezie comunque, per un album supportato inoltre da una produzione eccellente, con dei suoni della batteria spettacolari, caldi e nitidi al tempo stesso. Doomsday X è un lavoro che non solo fa tornare alla memoria i fasti del passato, ma che dona l'immagine di una band in piena salute, e che fa ben sperare per il proseguimento della carriera dei nostri, purtroppo falcidiati da problemi di formazione, dove al ritorno di Jon Rubin, fa il paio, un altra volta, lo split con Dave Culross, reso noto pochi giorni fa. Non uno dei massimi capolavori del 2007, ma un disco capace di mettere in riga ancora tante giovani leve, e anche qualche band coetanea uscita con una nuova fatica quasi in contemporanea...



1. Cauterized

2. Culture of Doubt

3. Deliver My Enemy

4. Archaic

5. Buried in a Nameless Grave

6. Dawn of Defeat

7. Prelude to Doomsday

8. Upon Their Cross

9. Strength in Numbers

10. Hollowed

11. Unleash Hell

12. Bio-Terror

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