Christopher Lee
Charlemagne

2010, Cadiz Music
Symphonic Metal

Lee si presenta sul mercato discografico con un’operazione assai discutibile
Recensione di Marco Somma - Pubblicata in data: 04/05/10

L’abile Renfield è impazzito…


Aprire questa recensione con una citazione del film che ormai più di 60 anni or sono fece la fortuna del grande Christopher Lee è quasi doveroso. Scegliere tra le tante possibili quella più lapidaria è invece un dolore, ma talvolta bisogna avere il coraggio di dire la verità. Con la bellezza di 88 anni suonati e una carriera alle spalle da far tremare le ginocchia, Lee si presenta sul mercato discografico con un’operazione che sa di megalomania senile fin dalle prime note.


Ma di chi stiamo parlando? E perché tanta pomposità nel presentarlo? In effetti nulla di cui stupirsi, se in molti non sentite un campanello risuonare al solo nome di questo mostro sacro del cinema. I suoi anni di gloria sono ormai lontani. Suo il volto per una delle trasposizioni cinematografiche del Dracula di Bram Stoker che negli anni cinquanta fece venire brividi a più di uno spettatore, cosi come sono suoi alcuni dei personaggi più terrificanti del cinema horror dei quasi trent’anni successivi. Tornato in auge, se così possiamo dire, con il cattivo per eccellenza nella saga cinematografica de “Il Signore degli Anelli”, Lee è oggi visto come circondato da un’aura di sacralità da produttori ed artisti di ogni parte del mondo. È con un simile curriculum che il nostro si è accostato anni fa al mondo della musica, proponendosi come voce narrante per nomi quali Manowar o i nostrani Rhapsody Of Fire. Oggi, dopo tanta celluloide e non pochi solchi, ecco Sir Christopher presentarsi sul mercato discografico con un’opera che reca il suo nome a chiare lettere; e la delusione è di quelle cocenti.


Inutile francamente tentare una valutazione track by track del disco.


"Charlemagne" ripercorre la vita del personaggio storico, re dei Franchi dei Longobardi ed imperatore del Sacro Romano Impero, attingendo a piene mani dall’opera del suo primo biografo ufficiale Eginardo dal titolo “Vita Et Gestae Caroli Magni”. L’attinenza storica diviene cosi la più lodevole, ma anche l’unica di qualità. Strutturata come un’opera teatrale in cinque atti, “By the Sword And The Cross” (questo il significativo sottotitolo del disco), mette insieme alcune delle composizioni più inutilmente pompose, ripetitive e francamente scialbe a memoria d’uomo. Quasi una sfida percepire variazioni di partitura tra una traccia e l’altra. Pressoché tutte egualmente lente e trascinate, sofferte certamente più nell’ascolto che nella concezione.


Se l’overture iniziale poteva far ben sperare gli amanti dell’epic hollywood metal, tutto si perde fin dal primo atto. La voce narrante di Lee, che nell’intenzione di certo avrebbe dovuto risultare epica e coinvolgente, diventa quasi subito un’agonia. Un’agonia che dura la bellezza di un’ora abbondante. Completamente fuori metrica (viene anche il sospetto che la cosa voglia richiamare alla mente un certo teatro classico), Lee consuma i nervi dell’ascoltatore atto dopo atto. L’operazione non riesce quindi neppure nella lodevole possibilità di riaccendere l’interesse per la storia, spingendo più probabilmente il malcapitato ascoltatore a seppellire ogni testo relativo nella buca più profonda e mettere poi più distanza possibile tra se e il passato giustamente sepolto. Per chi invece vive di musica e di storia ed ama quest'ultima solo quanto il cinema di cui Lee è sempre stato signore indiscusso, questo "Charlemagne" è un colpo a tradimento. Buona l’intenzione, fallito il risultato.


Non resta così che guardare con un po’ di magnanima pazienza l’uscita infelice di quello che rimane il nostro nonno adorato del cinema di genere. Sir Christopher Lee è e rimane un’icona. Lunga vita al re!





01. Ouverture
02. Act I – Intro
03. Act I – King of the Franks
04. Act II – Intro
05. Act II – The Iron Crown of Lombardy
06. Act III – Intro
07. Act III – The Bloody Verdict of Verden
08. Act IV – Intro
09. Act IV – The Age of Oneness out of Diversity
10. Act V – Intro
11. Act V – Starlight
12. Finale
13. Hiberia
14. The Bloody Verdict of Verden (Instrumental)

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