Slayer
Reign In Blood

1986, Def Jam
Thrash

Recensione di Riccardo Calanca - Pubblicata in data: 04/05/10

Una volta, un tale conosciuto per caso ad un festival che indossava una grezzissima maglietta degli Slayer tutta lacera e sporca di fango essiccato, mi disse, in un inglese abbastanza confuso, barcollando per reggersi in piedi: “Tutti i metallari del mondo hanno in comune almeno tre cose: il colore nero, la birra... e gli Slayer!” Poi ha preso e se n’è andato, lasciandomi abbastanza interdetto. Non mi ci ero mai fermato a riflettere, eppure nonostante fosse ubriaco perso e non sapeva nemmeno dove fosse la sua tenda, ammesso che ne avesse avuta una, aveva perfettamente ragione!

Chiusa questa tetra parentesi, cercherò di riassumere e di dare una motivazione terrena al successo del gruppo americano, che si concentra ai massimi livelli dentro il loro terzo capitolo discografico, "Reign In Blood". Perchè dico terrena? Semplicemente perchè "Reign In Blood"  è ultraterreno, viene fuori da un mondo alieno, fuori dalla portata della mente umana, fuori dalla portata degli stessi Slayer che, dopo questo disco, che rappresenta il vertice massimo della cattiveria nella musica estrema, sono andati incontro ad un lentissimo declino. "Reign In Blood" è come se fosse una creatura che si è fatta da sola, un’entità musicale malvagia che si nascondeva dietro un muro invisibile, pronta a sgusciare fuori con tutta la sua violenza, imponendosi per sempre sulla scena metal per impatto, distacco e innovazione. Di una cosa sono certo, ed è qui che sta tutto il merito del gruppo: solo un gruppo come gli Slayer poteva tirare fuori questa creatura assurda! Se non l’avessero fatto gli Slayer, oggi quella creatura starebbe ancora dietro quel muro invisibile e la musica metal oggi, in qualche modo, sarebbe diversa. Dunque, l’unica domanda da porsi è: quale è la differenza tra la musica metal prima e dopo "Reign In Blood"? E’ un pò come dire: qualw è la differenza tra l’umanità prima e dopo la venuta del Cristo?

"Reign In Blood" è il disco più cattivo che esista, il più estremo, il più sofferto, il più pazzo e malato di tutti. Possiamo mettere quest'album  a confronto con migliaia di altri dischi estremi, di gruppi come Nile, Morbid Angel, Behemoth, Vital Remains, Hate Eternal... Ognuno suona una musica più estrema degli Slayer, ma "Reign In Blood" è il più estremo di tutti, perchè come scrievvo prima appartiene ad un altra categoria... Diceva mio nonno: “Due vini rossi si possono paragonare ma non si può paragonare il vino con l’aceto”!

Facciamo un bel salto nel tempo. Nel 1986 il metal andava alla grande, soprattutto in America, specialmente in California, dove c’era visibilità, venivano organizzati i primi grandi concerti di musica metal, spuntavano fuori nuovi produttori (leggasi Rick Rubin) e i video giravano addirittura su MTV. Si respirava acciao in ogni nota, in ogni piazza mandrie di metallari zozzi occupavano le panchine, vestiti con i chiodi, borchie e le toppe dei Metallica, parlando di musica e di gruppi, mentre nuove band spuntavano come funghi al sole dopo la pioggia. In questo clima decisamente “heavy”, gli Slayer avevano coltivato e gettato le spore per il loro successo, con una doppietta formidabile che risponde al nome di “Show No Mercy" ed "Hell Awaits”. E già con questi due dischi, Araya, Hanneman, King e Lombardo, avevano scritto una nuova pagina della musica estrema; mi viene sempre in mente una vecchia intervista a Peter Wiwczarek (Vader) in cui dice: “...E poi è arrivato Show No Mercy...Era incredibile, gli Slayer hanno cambiato tutto...” Mai lette parole più sagge.

Se "Show No Mercy" era la consacrazione del Male, "Reign In Blood" è la consacrazione della Cattiveria! Il vero mutamento, quello che riguarda tutta la musica estrema, thrash metal, death metal o heavy metal che sia, avviene quando questi quattro pazzi danno vita a "Reign In Blood" che è “Tutto” ed “Unico” al tempo stesso, varcando una linea di confine, prendendo la musica fino ad allora conosciuta e modificandone per sempre i connotati. Non si ammettono mezze misure: si parte con "Angel Of Death", "Piece Bye Piece" e "Necrophobic": in circa otto minuti gli Slayer hanno già raggiunto una vetta inarrivabile, con riff talmente diretti e uno scream talmente malato che ogni volta è come la prima volta. Stupore, godimento e cattiveria prendono possesso dell’ascoltatore, un’orgia di sensazioni tirate al limite del possibile. Si va avanti: "Altar Of Sacrifice", "Jesus Saves", "Criminally Insane", "Reborn" ed "Epidemic" rappresentano il corpus centrale dell’album, un tutt’uno che si muove su note massiccie, arrangiamenti minimali e soli di chitarra da manicomio criminale. Il livello delle composizioni e delle sensazioni rimane pressochè inalterato, certo con i suoi alti e bassi, ma ricordiamoci sempre di essere in cima alla vetta di una montagna che non esiste: al di sotto c’è tutta la musica e noi siamo li, insieme agli Slayer!

La conclusione spetta a due brani veramente incisivi, "Postmortem" e "Raining Blood": il delirio è totale, un senso di onnipotenza ti pervade completamente, sulle note di "Raining Blood" è impossibile formulare pensieri umani, rimane solo violenza, violenza, e ancora violenza... Il disco è finito, sta piovendo sangue, il mondo è stato accoltellato a morte con furia disumana e non sarà mai più quello di prima... Tu sei al centro di una strada vuota, in ginocchio, con le braccia spalancate verso il cielo... Sei tu che hai ucciso tutti, non è rimasto niente... E ne vuoi ancora!

Pazzesco!



01. Angel of Death

02. Piece by Piece

03. Necrophobic

04. Altar of Sacrifice

05. Jesus Saves

06. Criminally Insane

07. Reborn

08. Epidemic

09. Postmortem

10. Raining Blood

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