Atritas
Celestial Decay

2009, CCP Records
Black Metal

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 08/05/10

Terzo disco per gli svizzeri Atritas, artefici di un symphonic black metal di non particolare originalità, ma comunque godibile.

I Nostri puntano molto sulla potenza d’impatto, ma non tralasciano una certa componente melodica affidata a buone doti tecniche dei singoli. In soldoni e facendo riferimento a band più blasonate, i rimandi più diretti vanno cercati nei vari Emperor (primissimo periodo), Dark Fortress e Dissection. Quello che taglia (in parte) le gambe a “Celestial Decay” è la sua incapacità di sorprendere. Come detto in apertura infatti, l’effetto sorpresa svanisce sin dopo pochi pezzi, con il gruppo che segue sentieri già battuti ormai da tantissime altre band, con il risultato che, dopo qualche ascolto, già si fatica a trovare grossi motivi per riascoltare nuovamente il disco.

E dire che, tutto sommato, l’inizio è buono, e qualche colpo in canna l’album in fondo ce l’ha; ciò non basta però a risollevarlo dalla media stagnante nella quale si adagia. Già con “(Sacrifical) Devil Worship's Psalmody” è possibile apprezzare il buon lavoro svolto dalle chitarre nel macinare riff ora lenti e minacciosi (e qui davvero si sentono molto i Dissection), ora roboanti e taglienti, fide compagne di una voce che si prodiga in uno scream che svaria da toni più cupi, a picchi più ferali e acidi. Una batteria fortunatamente varia nelle ritmiche e delle tastiere mai troppo ingombranti (che svolgono perfettamente il loro lavoro senza pestare i piedi alle sei corde), chiudono il quadro di questo pezzo, che si lascia ascoltare piacevolmente per tutti i suoi (quasi) sei minuti. La successiva “Gnosis” si fa apprezzare soprattutto per la sua seconda parte, nella quale si registra una crescita in termini di pathos e atmosfera, un tocco epico che figurerà anche in altri momenti, come per esempio in “Peste Sacrale (Sang Pour la Vie Eternelle)”, pezzo capace di ipnotizzare grazie ai suoi gelidi riff, freddi come venti del nord che ti entrano nelle ossa e ti scuotono sin da dentro.

I rimanenti brani non sono assolutamente da scartare, ma non hanno molto per farsi notare: forse solo un giudizio soggettivo può farne preferire uno anziché un altro. Personalmente, lo ripeto, trovo che il lavoro svolto dagli Atritas sia molto valido, ma il gruppo sbatte violentemente contro un muro di citazioni che non riesce a oltrepassare. Fermandosi alle reminiscenze, i Nostri non sono in grado di catturare pienamente l’ascoltatore, che magari, certo, potrà inizialmente rimanere affascinato e piacevolmente colpito dalle sonorità del gruppo, salvo poi rendersi conto della mancanza di originalità. E allora non ci metterà molto a rispolverare “Storm Of The Light’s Bane” o “In The Nightside Eclipse”, lasciando prendere un po’ di polvere a questo “Celestial Decay”.



01.Ultimate Downfall
02.(Sacrifical) Devil Worship's Psalmody
03.Gnosis - A Religious Wasteland
04.Memorium Magicus
05.All Celestial - Ruins & Ashes
06.Blasphemic Madness
07.Peste Sacrale (Sang Pour la Vie Eternelle)
08.His Presence - Satanic Divinity
09.Schizophrenia In Death
10.Divine Apocalyptic Gloom - Endtime's Dawn

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