È una di quelle giornate uggiose, quelle che fin dalle prime luci smorzate del mattino ti fanno capire che non vedrai mezzo raggio di sole neppure a pagarlo. Ti alzi svogliato e sempre più svogliato ti prepari un caffé. Passi per il bagno, ma rinunci subito a farti quella doccia che potrebbe svegliarti. Svegliarsi sarebbe la cosa peggiore in un giorno come questo. Con la prospettiva di una giornata vuota, scuoterti dal torpore potrebbe farti in un'ansia duratura… Perché non restarsene avvolti nella tiepida coperta dell’inappetenza vitale, quindi? Con il caffé che rischia di raffreddarsi, ti siedi davanti al pc senza uno scopo preciso, se non magari quello di ascoltare qualche disco o lavorare ai tuoi brani… Cosa c’è di male in tutto questo? Niente, se quello che ne scaturisce a fine giornata vale la pena di essere ascoltato o se, in caso contrario, rimane nel buio ed umido scantinato della memoria del pc. Fatto sta che le cose non vanno sempre cosi.
Succede che il prodotto di certe menti annoiate e un po’ ammorbate da una recrudescenza di mal di vivere, finisca con il trovare la strada per la grande distribuzione. E il male è fatto. L’inappetenza vitale da innocua coperta della nonna diventa una pozza di sabbie mobili che risucchia ogni malcapitato che ha la sfortuna di infilare nel proprio lettore il cd dalla gradevole copertina ambient. Perché tanto infierire? Forse perché in certi ambienti la selezione naturale non riesce proprio ad attecchire, o forse perché i mezzi ormai alla portata di tutti permettono ad ogni depresso alimentato a melodia e letture pseudo-bibliche di produrre musica. Se a questo aggiungiamo qualche aggancio o un minimo di capitale il gioco è fatto. A quel punto l’ultimo baluardo contro il diffondersi dell’affossante mediocrità rimane il senso critico del pubblico.
Evangelou Gerassimos è il nome (certamente di battesimo) del siciliano che a ragion veduta si nasconde dietro ai Lord Agheros. Non certo uno sconosciuto a digiuno d’esperienza, anzi. Evangelou è infatti attivo dal finire degli anni novanta con produzioni che trovano in questo "Of Beauty And Sadness" il loro attuale compimento. Ma cerchiamo di essere pratici e veniamo a disco. "Prayer For A Memory" apre il disco su note che soffiano dal medio oriente. Fa sognare, bisogna ammetterlo e spinge a mettersi comodi e prepararsi all’immersione, ma, guarda un po’, accade il fattaccio. Acuto, spiacevole e inevitabile come il dolore da sudori freddi sulla poltrona del dentista, il synth di "The Wave" ci coglie impreparati e ci lascia sofferenti, a chiederci cosa mai abbiamo fatto per meritarlo. Devono passare la bellezza di due minuti e mezzo prima di arrenderci al fatto che le tastiere di "The Last Forsaken" non porteranno a nulla, se non ad un inutile growl di fondo. "Svart Hemlangtan" e "Goodbye" si susseguono indisturbate, ma la lunghezza e la mancanza di emozioni disturbano eccome. A questo punto veniamo colti dal sospetto che sia la quasi totale assenza di chitarre e la batteria midi da Guitar Pro a darci questo senso di vuoto, ma "The Quiet Inside The Storm "giunge puntuale a smentirci. Qui il growl si fa duro, la batteria serrata e la noia… inalterata. Le influenze possono forse ricondurre a certi passaggi particolarmente atmosferici dei primi Cradle of Filth, agli specialisti delle soundtrack Midnight Syndicate o agli straordinari Autumn tears, senza però raggiungere neppure da lontano i picchi degli uni o degli altri.
"Of Beauty And Sadness" è sì un disco solido e coerente, ma nel complesso terribilmente tedioso, ai limiti dell’ammorbante.