Panic Cell
Fire It Up

2010, Undergroove Records
Nu Metal

Recensione di Marco Somma - Pubblicata in data: 16/05/10

In principio furono gli Anthrax, poi vennero I Disturbed, infine le due grandi forze si incontrarono trovando un’amalgama quasi perfetta. Il risultato è targato Panic cell, il titolo è "Fire It Up".

Impossibile ed ipocrita non mettere subito in chiaro le origini stilistiche della proposta degli inglesi. Molti potrebbero bollare il risultato delle loro fatiche come mera musica di derivazione, questa volta però la faccenda è diversa. Se nei primi due lavori le influenze erano ancora talmente pesanti da privare le opere della necessaria personalità, con il loro terzo lavoro Luke Bell e compagni riescono a lasciare un segno che equivale ad una firma incontestabile. La voce del Nostro è tuttora il collegamento più evidente con i Disturbed di "Down With The Sickness"; detto questo, siete liberi di vedere la cosa come un pregio o come un difetto.


"Burden Inside" è una scelta francamente poco indovinata per aprire un disco di ben altro tenore. Il pezzo è sì piacevole, ma non convince e non decolla mai completamente. Si tratta del brano più old style, messo lì probabilmente per rendere il passaggio alla nuova identità meno traumatico. "Unbroken" sarebbe stata decisamente più indicata. Riff semplici ma spaventosamente incisivi su dinamiche di batteria che sono una goduria per le orecchie. Se riuscite a tenere ferma la testa vi consiglio di alzare il volume! L’attacco di "Lie To Me" sembra voler riportare il discorso sulle corde di un nu metal alla Korn, ma l’impressione viene subito spazzata via come una foglia secca da una folata d’aria. Il basso viaggia talmente in sincrono con la batteria da creare una tessuto spesso capace di sorreggere da solo tutto il pezzo. Per non far mancare nulla a nessuno c’è anche lo spazio per un breve passaggio da terza ondata Bay Side Area. "Splitting Skulls" raccoglie il la dato da quest’ultimo passaggio per regalare forse il momento più Anthrax del disco. Gli Anthrax lo avrebbero fatto indubbiamente meglio, ma non c'è male. "To Die For Love" non è certo il brano più riuscito del cd, si trascina e sembra durare più del dovuto. "Down to the Next Time" riesce invece a restituire un po’ di quell’incisività persa nei due brani precedenti. I toni sono sofferti, ma questo è un po’ un leit motiv del disco. Non una sofferenza passiva però, quanto più uno sforzo continuato per sputare fuori del veleno. Si direbbe che si tratti una palestra per l’anima e in questo l’insegnamento di un certo Scott Ian ha sicuramente fatto la differenza.

 

Una volta tanto è bello vedere che a fare scuola non è soltanto la pesantezza dei suoni o la truculenza dei temi. "Fire It Up" è un lavoro di piena rivolta, capace di accendere la voglia di vivere e quella di reagire ad ogni scorrettezza o bruttura la vita possa offrire. Ma il cd dei Panic Cell è anche un viaggio nella realtà più cruda ed è in essa che trova e porta la sua parola di rivalsa. Nel complesso un lavoro consigliatissimo che speriamo possa rappresentare l’inizio di un nuovo corso per i Panic cell.





01. Burden Inside
02. UnBroken
03. Lie to Me
04. Splitting Skulls
05. To Die For Love
06. Jaded
07. Down to the Next Time
08. Black Juice
09. Right Here Waiting
10. Forever
11. To Die For Lust

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