Infestation è il monicker dietro al quale si cela una one man band formata da Louis Carrier, canadese del Quebec che pertanto propone cazoni cantate in francese. Inquadrando questo “Bastion Intouchable”, c’è da dire che l’opera del Nostro non parte certo senza ambizioni: progetto d’esordio, ben 3 anni per comporlo, un concept che si basa sul genocidio culturale portato avanti dalle civiltà occidentali su tutte le altre, inevitabilmente destinate a soccombere sotto il loro attacco.
Musicalmente le coordinate sono chiare: ci troviamo di fronte ad un gothic fortemente votato all’ambient, mischiato ad un’impostazione vocale tipicamente sludge. Come se i Dark Sanctuary incontrassero i Neurosis, se volessimo fare un paragone pratico di tipo “genetico”. E quando parte, questo disco, immediatamente ti avvolge con la sua “Intro (Un Crime Contre L'Humanité)”, in pratica una serie discorsi pronunciati da leader dittatoriali che, bene o male, intervengono ad intervalli quasi regolari tra una canzone e l’altra e che compongono l’opera, accompagnati da funerei sintetizzatori. E' la volta, quindi, di “Anèanti”: il nostro interesse viene catturato da questa sorta di guerra di contrasti in cui la tipica base eterea dell’ambient si scontra con percussioni fortemente battagliere, col classico rullante di tamburo delle truppe in marcia a segnare la cadenza drammatica dello scontro. Poi parte “En Garde”, e la si scopre identica nell’incidere ad “Anèanti”; poco male, ci si dice, andrà meglio con la prossima traccia… Salvo scoprire che anche “Notre Combat De Raison” non è che cambi poi molto le carte in tavola, anzi.
Si comincia a guardare con una certa insofferenza al proprio lettore cd: d’altronde, si sa, questo genere non è che stia proprio a lesinare in fatto di minutaggio medio delle canzoni proposte, e quando sei arrivato alla stessa identica canzone al quarto tentativo (“Fleur De Lysée”), non è che sei proprio entusiasta… Anzi, cominci ad essere anche leggermente infastidito… Infine, con “Au Sommet De L'Être”, la sentenza viene spietatamente emessa.
Ebbene sì signori, “Bastion Intouchable” è il classico lavoro autoreferenziale fino allo sfinimento, quindi quello che si può trovare in un certo qual senso interessante e stimolante all’inizio, dopo un quarto d’ora tutto uguale diviene intollerabile e addirittura fastidioso, arrivati a mezz’ora di immutevole musica. Oltre alla tragica mancanza di varietà, questo lavoro presenta anche una pochezza in fase di arrangiamento piuttosto disarmante e, sebbene sia vero che è impossibile pretendere da un lavoro così di nicchia un arrangiamento orchestrale propriamente detto, almeno le percussioni avrei evitato di crearle al computer. Invece no, l’elemento che poteva creare un minimo di dinamismo – le percussioni vere, intendo – viene usato in un sintetico e sfiancante copia-incolla, un ritmo costante e perpetuo di un’ora di durata, un’ora alla quale è davvero difficile, francamente, arrivare fino in fondo in una soluzione unica.
Non è un disastro completo, ma poco ci manca… Consiglierei a Louis di cercare quantomeno di variare un minimo il quadro (poiché non basta il lieve sollievo trionfale dell’intermezzo “Interlude (L'acte D'Union)” a salvare questo lavoro), di creare un minimo di guizzi interpretativi con la voce, e non limitarsi a questo screaming monocorde, di utilizzare una batteria vera, che al giorno d’oggi è cosa comune nella quasi totalità delle produzioni (e, quando non è così… beh, mica tutti i giorni può nascere una Soap&Skin, che fa i miracoli chiusa in una stanzetta con il proprio pc). Consiglierei queste ed altre belle cose, ma ciò non toglie che la mia soddisfazione nei riguardi di questa cronaca di guerra in musica sia tragicamente scarsa.
Infestation
Bastion Intouchable
2008, Rage In Eden
Ambient