Soulfly
Omen

2010, Roadrunner Records
Thrash

Il vecchio Max non molla la presa, i Soulfly sono ancora in forma!
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 24/05/10

Non c'è che dire, il ritorno di Max Cavalera attira sempre molta attenzione. Che questa poi non sia sempre giustificata dalla reale qualità della musica proposta (qualcuno ha detto Cavalera Conspiracy?) è un discorso che impiegherebbe troppo tempo e ci allontanerebbe dall'ultima fatica del mitico musicista brasiliano, il settimo album dei Soulfly, “Omen”.

Sull'ormai ultra decennale progetto post-Sepultura del vecchio Max si sa ormai tutto, tanto che l'ascolto di ogni nuova uscita porta sempre poche sorprese, come se il buon Cavalera si fosse fermato all'epoca “Chaos A.D./Roots”, attorno al quale abbia poi costruito un'intera seconda parte di carriera, sicuramente redditizia e sufficientemente appagante per chi lo ha seguito in tutti questi anni. C'è da dire che nonostante la volontà imperante di miscelare world music, thrash e, almeno inizialmente, elementi nu metal, il carismatico leader deve essersi accorto che dopo il debutto fulminante del 1998, il progetto Soulfly stava prendendo una deriva non consona a un musicista del suo livello. Vogliamo ricordare che razza di dischi mediocri sono stati i vari “Primitive”, “3” e “Prophecy”?

La svolta arriva finalmente con “Dark Ages”: i ritmi si fanno più ossessivi, Max si ricorda che ha suonato thrash (quello vero) per anni, ha rimpolpato il songwriting, ha dato maggior spazio al talentuoso chitarrista solista Marc Rizzo (ormai senza più il ridicolo zainetto sulle spalle). Insomma, finalmente un bel disco, seguito dall'altrettanto potente e valido “Conquer”, giustamente acclamato come una delle migliori produzioni Soulfly, pesante, oscuro e (ovviamente) contaminato coi soliti richiami tribali. Arriviamo finalmente a “Omen”, album dalle grandi aspettative e descritto come “il più violento della carriera della band”, “un nuovo capitolo della storia della musica heavy”, ecc... Esagerazioni a cui siamo avvezzi e che ci possono stare, vista la caratura enorme del personaggio. Ma sarà tutto vero?

Per fugare ogni dubbio si può certamente restare tranquilli, i Soulfly riprendono da dove li avevamo lasciati. “Omen” è un album sulla scia dei due precedenti, quindi decisamente “metallico”, forse non il più violento (a mio giudizio la palma spetta a “Conquer”), ma neanche una filastrocca per bambini. Max è sempre incazzato nero e ce lo fa capire a suon di brani che colpiscono in modo diretto, senza perdersi in preamboli e diminuendo ancor di più gli elementi tribali. Lo stile rimane sempre quello, come detto sopra, tutto discende da “Roots” e dalla grande tradizione Cavalera, con i soliti riffoni groovy e la batteria circolare. Un disco solido che riserva poche sorprese: il taglio più “moderno” di un paio di canzoni, come la bellissima “Rise Of The Fallen”, con il grande contributo di Fred Puciato (The Dillinger Escape Plan) alla voce, e “Lethal Injection” con Tommy Victor (Prong). Questo e poco altro.

Tutto qui? Sì e no. Perché se da un lato c'è la solita sostanza di Cavalera, che basterà ai fan per adorare “Omen”, dall'altro lato c'è la solita cronica pecca dei Soulfly, la tipica band che ti assale coi primi ascolti, per poi scemare dopo diversi passaggi, appesantiti da un songwriting non proprio di primo pelo, ormai conosciutissimo e abusato. Un album a due livelli: se vi fermate al primo, cioè al livello dell'aggressione, dell'headbanging, dell'ascolto “di pancia”, brani come “Bloodbath & Beyond”, un selvaggio attacco hardcore, la bella “Jeffrey Dahmer” (omaggio al famigerato serial killer), la terremotante “Vulture Culture” (ottimi assoli di Rizzo) e la strutturata “Mega-Doom”, saranno miele per le vostre orecchie. Se invece passate al secondo livello, quello di chi si mette a spulciare minuziosamente songwriting, riffing, pesando ogni cambio di tempo, cercando le differenze tra brani e dischi passati, rimarrete decisamente meno entusiasti.

Bisogna solo decidere da che parte stare. A mente fredda il consiglio è quello di prendere “Omen” per quello che è, un selvaggio album heavy metal ben suonato, ben prodotto, sufficientemente vario, incazzato come pochi, da ascoltare tutto d'un fiato quando volete sfogarvi. Dopo dodici anni di carriera non si può chiedere ai Soulfly di farci anche “ragionare”. Un bel ritorno, forse un gradino sotto a “Conquer”, ma appagante.



01.Bloodbath & Beyond

02.Rise of The Fallen

03.Counter Sabotage

04.Jeffrey Dahmer

05.Lethal Injection

06.Great Depression

07.Mega-Doom

08.Kingdom

09.Off With Their Heads

10.Vulture Culture

11.Soulfly 7

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