Non vi piace la copertina qui a lato? Beh, è una delle tante testimonianze d’affetto degli indimenticabili anni ottanta. I Reckless Love sono la milionesima “rock n’ roll sensation” proveniente dalle lande scandinave, una manciata di amici che ha lasciato anzitempo il paesello d’origine (Kuopio) per trasferirsi nella capitale (Helsinki) e tentare la fortuna… che per ora è arrivata visto il contrattino siglato con Universal Music Finland. Fortuna che non viaggia quasi mai sola, e in questo caso ad accompagnare i Reckless Love c’è anche del talento, tanto, al servizio di un genere che anche per merito loro non invecchia e continua a regalare emozioni.
L’inflazionato tema centrale del disco omonimo sono certo non vi sorprenderà: sesso, sesso e ancora sesso. Se “Feel My Heat”, “Back To Paradise”, “Romance” e “So Yeah!” non sembrano proiettarsi, almeno a leggere i titoli, sul topic a luci rosse, “One More Time”, “Badass”, “Love Machine” e “Beautiful Bomb” non ammettono invece nessun tipo di dubbio. Divertenti e irriverenti, oh yeah. L’album è avvolto da un’aurea di finta autenticità, ossimoro d’obbligo in questa occasione, perchè l’unico difetto da imputare ai party rockers è quello di voler assomigliare a qualcun altro, rischiando di mischiarsi al mezzo miliardo di sventurati che già hanno fallito nel tentativo. Già, unico difetto che passa però automaticamente in secondo piano, perché il disco, musicalmente parlando, gira a meraviglia: produzione perfetta coi suoni retrò, composizioni minimali, melodie epidemiche, groove contagioso, ritornelli spassosi da cantare uno dietro l’altro.
All’interno c’è di tutto e di più: dai Guns a Joan Jett & The Blackhearts, dai Survivor agli Skid Row, dai Wasp ai Ratt. Le influenze sono ben calibrate e ben coordinate, il gruppo non può arrogarsi il diritto di brevettare il suo comparto sonoro anche perché gli ingredienti sono sempre i soliti, fatto sta che le undici tracce presenti sono micidiali, trascinanti, da consumarsi preferibilmente nel periodo estivo. Non mi resta che fare i complimenti alla band di Kuopio, autori di un album delizioso e pronti a rimarcare una volta ancora quanto di buono passa (e passerà) dalla Scandinavia. Avanti il prossimo.