Lantlos
.Neon

2010, Prophecy Productions
Black Metal

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 10/06/10

Certe scene musicali sembrano come piccoli paesi: come ti giri vedi facce conosciute, gente che ti sembra di aver rivisto/risentito da qualche parte ma non ti ricordi dove. Tra queste persone ritrovi anche sguardi familiari e amichevoli di volti che, anche se non ci hai mai scambiato una parola, ti lasciano credere che appartengono a anime semplici, oneste, delle quali ti puoi fidare, e che sai (non solo per sentito dire) che il loro operato o le loro azioni non hanno mai deluso.

L’ultima generazione di black metal centroeuropeo (per individuare uno o due paesi, Francia e Germania, ma soprattutto i primi) mi sta sempre più dando l’impressione di essere come uno di questi paesini. Prendete i Lantlôs per esempio. Band tedesca nata nel 2005/2006 ad opera essenzialmente del polistrumentista Herbst, ha subìto nel tempo diversi cambi di line-up, che hanno visto rimanere al timone del gruppo sempre il sopracitato musicista. Il primo LP e l’attuale ".Neon" hanno usufruito entrambi di un artwork firmato da Fursy Teyssier, grafico/musicista anima di gruppi come Amesoeurs, Alcest e Les Discrets; infine proprio in quest’ultima release dei tedeschi compare alla voce Neige, mente principale degli Alcest e degli Amesoeurs. Come potete vedere tutto ritorna, i personaggi sono, bene o male, sempre gli stessi, e ciò fa ovviamente ben sperare anche sulla qualità del disco sul quale lavorano.

Sin dai primi ascolti disponibili sul Myspace, i Lantlôs promettevano bene, con il loro black metal fortemente creato su ritmiche serrate, molto vicine a quelle proposte su “Ecailles de Lune” (secondo LP di Alcest), e contaminate da quell’odore urbano e metropolitano tipico degli Amesoeurs. Le tracce contenute in ".Neon" non fanno poi che confermare questa mia buona impressione. I Nostri non si limitano però a scopiazzare dai gruppi sopracitati: sono presenti infatti alcuni momenti di quiete, spesso all’inizio o alla fine dei pezzi, dal vago sapore jazzato; arpeggi delicati, alle volte anche voce in pulito (nella maggioranza dei casi Neige si diletta invece con il suo ben conosciuto gelido scream), lievi tocchi di batteria a punteggiare una tela che, di lì a poco, sarà attraversata da feroci e violente pennellate di black metal. Ad accrescere l’offerta del gruppo anche strutture di chiara matrice post rock, che vedono nella ripetizione ciclica e crescente di riff e giri melodici la loro componente basilare. Il pezzo finale ne è, se vogliamo, l’esempio più fulgido: brano praticamente strumentale, si avvale dell’incedere delle chitarre e batteria già sentito più volte nel disco (nella sua componente più lenta e sommessa), strumenti che creano un continuum dilatato e ipnotico che, come post rock vuole, rilascia la sua potenza lentamente e soprattutto nel finale.

Al di là della title track, rappresentativa sì ma fino a un certo punto del lavoro dei Nostri, l’album è composto da sei tracce tutte ugualmente importanti al fine della comprensione del disco. Tutte quante sono, a conti fatti, realizzate allo stesso modo: non aspettatevi quindi grossi scossoni tra un pezzo e l’altro, quello che troverete saranno cascate di riff ora lente, ora più veloci, talvolta ripetute all’inverosimile, arricchite da piccoli elementi che spesso sfuggono al primo ascolto, una sessione ritmica martellante ma mai priva di fantasia (più volte impegnata a svariare nel ritmo e nelle atmosfere) e uno scream, come già accennato, sofferente e lancinante.

Segnalare i momenti migliori di un disco è di per sé un’azione dettata da una discreta dose di soggettività, ma mai come in questo caso individuare i brani più belli e validi può scaturire da una sensazione personale, quindi non necessariamente largamente condivisa. I tanti ascolti prestati a ".Neon" mi hanno fatto innamorare però di pezzi come “These Nights Were Ours”, “Neige De Mars”, “Coma” e della title track, tutti quanti caratterizzati da un qualcosa, da una scintilla, che me li ha fatti amare sin da subito. Ci tengo però a sottolineare nuovamente che siamo di fronte a un album veramente ben confezionato e validissimo, composto da brani eccellenti capaci scavarsi, piano piano e pazientemente, una stretta via verso le corde più nascoste del vostro cuore.

Una graditissima sorpresa quindi, e una conferma: fermo restando l’abilità di Teyssier e di Herbst, va constatato come qualunque cosa tocchi Neige si trasforma in oro (o comunque, acquista ancor più valore e qualità). Magari nei Lantlôs canterà e basta, ma oltre alla voce ha sicuramente portato con sé il suo cuore e la sua anima, e credetemi se vi dico che si sentono, eccome.



01.Minusmensch

02.These Nights Were Ours

03.Pulse/Surreal

04.Neige De Mars

05.Coma

06.Neon

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