Kasabian
West Ryder Pauper Lunatic Asylum

2009, Columbia
Alternative Rock

Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 14/06/10

Se vi dicessi di frullare Primal Scream, Black Rebel Motorcycle Club, Chemical Brothers ed Oasis, scommettereste sulla bontà del risultato? No? Eppure sono più o meno questi gli ingredienti alla base del sound dei Kasabian, una band che senza essere mai stata un granché originale è riuscita a dimostrare come rielaborando in modo intelligente una tradizione (quella inglese, nel nostro caso) si possano fare grandi cose. Come guadagnarsi l'NME Music Award 2010 come miglior album (ed artwork) con questo "West Ryder Pauper Lunatic Asylum". Affermare poi che la musica ivi contenuta sia "grande" sarebbe spararla grossa; diciamo piuttosto che i Kasabian sono una delle realtà indie più intriganti, che ha già alle spalle due buoni album nei quali si contano una manciata di pezzi interessanti (rinfrescatevi la memoria riascoltando "L.S.F."). Quest'ultimo LP non fa che confermare un trend consolidato aggiungendo altre chicche.

Si parlava appunto di un frullato, un frullato intrigante, perchè, in ogni caso, non sa di pasticcio. I Kasabian hanno sviluppato uno stile proprio ed un modo di fare personale: se i Nostri piacciono è proprio in virtù di un sound fresco, accattivante e piacevolmente retrò. Cerchiamo di identificarne gli elementi. In primis l'utilizzo frequente dell' elettronica in un contesto rock. "E Sai che novità!!". Certo, però a quanto pare questa resta una combo vincente, se non altro quando viene impiegata nel modo giusto. In secundis, la band Tom Meighan raccoglie l'eredità del britpop anni '90, coniugando quelle attitudini melodiche con buone doti compositive. Infine qualche spezia orientaleggiante dal sapore psichedelico, che non guasta mai.

Tracciati i confini della musica dei Kasabian possiamo ritrovarne tutte le sfumature in questo ultimo lavoro. L'album suona bene - ottima la produzione - ed è di buona compagnia, accattivante, si lascia canticchiare facilmente. Non ci abbaglierà con lampi di genio (né con tuoni di stupidità), ma qualche impennata c'è e riesce ad attirare l'orecchio. Vediamole. Primo pezzo, primo motivo d'interesse. "Underdog"; intro elettronica, riff catchy, cantato incalzante, coretti e tastiere - questi sì - in puro Kasabian-style. E' sì una canzone abbastanza commerciale, ma pienamente azzeccata. Di "Where Did All The Love Go?" invece, colpisce il curatissimo arrangiamento condito di archi arabeggianti, percussioni, battimani, coretti e tutto il necessario per rendere speciale una melodia non troppo speciale, ma semplicemente gradevole. Il disco prosegue senza brutte sorprese fino a "Thick As Thieves" che nella sua acustica 60's evocherà molti ricordi ai fan dei Kinks. Notevole poi l'eccentrica "Vlad The Impaler": parte con una citazione da "Voodoo Child" di Hendrix, evolve come pezzo elettro-psichedelico, anima la festa con gusto. Mettete i paralumi alle luci per "Ladies And Gentlemen (Roll The Dice)": una delicata ballata da bacio con un tema di chitarra che pare di aver già sentito, ma che fa il suo effetto. E siamo alle ultime due tracce. "Fire" è la miglior canzone, insieme a "Underdog"; strofa vagamente sinistra e ritornello irresistibile e ballabile, sorretto da un basso punza-punza da 80s disco. Chiude il sipario "Happiness", piccola canzocina dolce sul "sii felice per quel che hai". D'una banalità programmatica, quindi, resa tuttavia a meraviglia dalla melodia e dal coro gospel.

"West Ryder Pauper Lunatic Asylum" è un altro valido album di casa Kasabian, perfetto come sottofondo in una saletta da ballo rock quanto per l'ascolto più leggero e gradevole, da non perdere per gli affezionati del british sound e del rock elettronico. Altrettanto vero che la consacrazione definitiva non è ancora arrivata; manca l'affondo, il pezzo che lascia il segno. Se raggranelliamo i migliori momenti della discografia dei ragazzi di Leicester ne vien fuori un bel mucchietto, ma un vero capolavoro lo stiamo ancora aspettando.





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