Ebbene sì, la sottoscritta vi presenta l'ultima fatica del noto cantante italiano, che richiama a sé vecchi compagni d'avventura nei Death SS (rispettivamente il batterista Thomas Hand Chaste ed il bassista Danny Hughes) e nuovi musicisti, come il chitarrista Frederick Dope ed il tastierista John Di Lallo, in una formazione che ricade ancora una volta nelle tematiche sacre: i Sancta Sanctorum (si spera vivamente che questo nome non causi polveroni come quello dell'altra band di Sylvester, gli Opus Dei). Pur essendo nati nel 2007, il debutto "The Shining Darkness" giunge a tre anni di distanza dalla formazione.
Il full length che viene proposto agli ascoltatori è un deciso ritorno al passato, tra sonorità doom condite di una buona dose di musica psichedelica anni '70. Tutto questo lo si può già immaginare dando una rapida occhiata al booklet ed alla copertina dell'album: colori esagerati ed acidi che alterano le foto dei membri del gruppo, raggi di sole che si mescolano a teschi ed a vortici di tinte potenti che incorniciano i testi, faticosi da leggere anche per il tipo di carattere utilizzato. Le melodie non sono caratterizzate da grande tecnica, né da virtuosismi, ma solleticano le nostre sensazioni e le nostre pulsioni più recondite. "The Shining Darkness" è tutta giocata su pattern ripetuti fino allo sfinimento, su riff infiniti ora di basso e ora di chitarra, talvolta in primo piano con suoni distorti e sporchi (può capitare che all'inizio questi effetti ci diano fastidio), talvolta relegati in secondo piano, lasciando solo alla tastiera il compito di creare atmosfere che ci invitano a riunirci in un sabbath (o forse è meglio dire Black Sabbath, vista la palese influenza che la band inglese esercita sui Nostri?), che non ha luogo in questa dimensione, ma in un altrove sconosciuto, che esiste soltanto nella nostra mente.
Prima di rischiare l'overdose, però, c'è da notare un difetto che alla lunga potrebbe diventare pesante: eccetto "The End Is Near", la meravigliosa "Black Sun", "The Hopes Are All Gone" e "Master Of Destruction", le altre canzoni si basano forse troppo poco sugli strumenti, e vengono costruite per lo più sugli effetti sonori ed sulle atmosfere tetre delle tastiere, esaltate alla perfezione dalla voce dell'istrionico Steve. Per farla breve, in alcuni frangenti, si ha come la sensazione di avere poca sostanza e robustezza nei brani, che evaporano nell'aria senza lasciare traccia. Ad ogni modo, "The Shining Darkness" costituisce un buon espediente per evadere per quasi un'ora dalle fatiche e dai tormenti quotidiani. Ci si sfoga, si lascia volare la fantasia verso mondi sconosciuti per fare infine ritorno, con il cuore decisamente più leggero, nel mondo reale. Senza neanche - fortunatamente! - aver abusato di stupefacenti.