Odroerir
Gotterlieder II

2010, Einheit Produktionen
Folk Metal

Il disco folk metal dell'anno è targato Odroerir.
Recensione di Fabio Petrella - Pubblicata in data: 04/07/10

Un nugolo di guerrieri in sella a destrieri dalla lucente chioma trotta lungo il Rennsteig, antico tratturo che salendo alto tra le creste si affaccia sulle vastità della Thüringer Wald, intricata selva che si estende nel cuore della Turingia, Land della Germania centrale e terra di origine degli Odroerir.

Un nerboruto armigero cavalca distratto lungo i crinali accidentati quando ode un canto provenire dalle profondità del bosco. Incuriosito da un verso stridulo, alza gli occhi al cielo e saluta con un cenno il passaggio di un falco pellegrino. Un attimo fugace, poi tira le redini del mansueto cavallo e abbandona i compagni al galoppo nella lontananza. Il canto ora si propaga con più veemenza, quasi a cingere il soldato solitario che si addentra nella macchia.
 
E’ così che a cinque anni di distanza dal primo episodio vede la luce “Götterlieder II”, album di pregiata fattura ispirato ai contenuti e al fascino dell’Edda in prosa di Snorri Sturluson. I pagan/folk metallers Odroerir, progetto parallelo di Fix, leader dei Menhir, sanno leggere i segnali della propria terra e diffondere, con marcata poesia, la memoria delle antiche popolazioni di ceppo germanico. Il folk di questo disco è essenziale, vero. E’ un sentimento che si distacca dall’attuale mania folk birraiola che sta, uscita dopo uscita, autodistruggendosi da sola. “Götterlieder II” è leale verso se stesso e verso la memoria teutonica. E’ un soave concerto di violini, flauti e percussioni divorato da muschi e licheni. E’ un’opera veritiera di terra e mitologia, e da esse trae spunto e splendore. I brani si originano dalla tradizione strumentale medioevale e si accavallano in un nobile intreccio acustico/elettrico. L’album stilla in abbondanza una genuina cultura secolare, troppo spesso dimentica nel tramestio dell’epoca moderna. Il racconto è inaugurato da “Heimdall”, brano romantico arieggiato da cori atavici, e trova la via attraverso il mito con “Des Thors Hammer Heimholung”, lavoro d’intenso pathos. “Skadis Rache” commuove per la sensibilità intrinseca delle melodie mentre “Der Riesenbaumeister” rievoca frammenti di pagana fierezza. “Allvater” chiude la narrazione in un’epopea mistica dai contorni epici e senza limite. Diciotto minuti di intima sacralità idolatra, un tributo agli dèi che dimorano oltre le nuvole.
 
La forza degli Odroerir risiede nella capacità di saper commemorare un passato ancestrale e renderlo vivido e appetibile alla musica moderna, stracciando in una sola vibrazione l’intero filone folk metal. “Götterlieder II” è arte riesumata dal medioevo mitteleuropeo, è lirica velata di humus e rugiada, è ritualità pagana travestita da musica. E’ folk, nella sua accezione più inconfessata.




01. Heimdall
02. Bifröst
03. Des Thors Hammer Heimholung
04. Idunas Äpfel
05. Skadis Rache
06. Der Riesenbaumeister
07. Allvater

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