Il debutto dei tedeschi Thulcandra lascerà parecchi ascoltatori interdetti. Sì perché i Nostri hanno creato con “Fallen Angel’s Dominion” una chiarissima operazione di revival di un suono tanto in voga almeno una quindicina d’anni fa: mi sto riferendo al black/death degli svedesi Dissection, e a due loro album in particolare, “The Somberlain” e “Storm Of The Light’s Bane”. A partire dalla copertina, passando per i titoli dei vari pezzi, sino alle strutture melodico-ritmiche delle canzoni, tutto pare studiato a tavolino per essere quasi una fedele copia carbone dei sopraccitati capolavori degli svedesi. E’ difatti impressionante la somiglianza delle canzoni proposte dai Thulcandra con quelle contenute nei dischi dei Dissection, e qualunque loro seguace vi saprà certamente individuare tonnellate di riff, di passaggi e di melodie che paiono ripresi pari pari e riproposti con nuovi testi e una nuova voce.
Viene a questo punto automatico farsi una domanda: “che senso ha questo disco?” A volerlo stroncare ci vorrebbe, di fatto, veramente poco: basterebbe bollarlo come mero tentativo di emulare uno stile ormai passato riponendolo in un contesto odierno che, volenti o nolenti, lo fa sembrare fuori moda e “retrogrado”. Buonissima tecnica, zero originalità: voto 5, fine delle storie. Eppure io non la vedo proprio così. E’ vero, in più di una circostanza viene da pensare che siamo di fronte a nove cover e non a un disco di inediti (a dir la verità poi una cover c’è davvero, quella di “The Somberlain”), eppure ascoltando bene “Fallen Angel’s Dominion” si possono comprendere tante cose. Intanto la grandissima perizia tecnica dei tedeschi, che sono riusciti a riproporre fedelmente un suono complessissimo come quello dei Dissection, riuscendo oltretutto a veicolare le stesse sensazioni di gelo e malvagità che aleggiavano in lavori come “Storm Of The Light’s Bane”. Va poi sottolineata la perfetta produzione, perfetta nella sua pulizia (è anche grazie ad essa se riusciamo a apprezzare in pieno la tecnica e le atmosfere messe in gioco dai Nostri). Personalmente vedo nel disco dei Thulcandra un ottimo seguito dei capolavori dei Dissection, o per meglio dire un’ottima summa dei loro migliori lavori: una specie di “best of” con nuovi testi e nuovi componenti insomma. Non ha senso andare a cercare i brani più validi, ci perderemmo poi in un’inutile e infinita diatriba sull’effettiva originalità degli stessi: preferisco vedere “Fallen Angel’s Dominion” come un disco tributo, un’opera creata da un gruppo di fan che hanno così voluto esternare il loro amore a una certa scena estrema della metà degli anni Novanta.
Salvi a questo giro dunque, ma spero solo che, semmai ci sarà un secondo disco, i Thulcandra virino con decisione verso una propria strada, abbandonando tutto il bagaglio di palesi derivazioni e ispirazioni che qui hanno riproposto. Se così non sarà ho paura che andremo incontro a una sonora bocciatura.
Viene a questo punto automatico farsi una domanda: “che senso ha questo disco?” A volerlo stroncare ci vorrebbe, di fatto, veramente poco: basterebbe bollarlo come mero tentativo di emulare uno stile ormai passato riponendolo in un contesto odierno che, volenti o nolenti, lo fa sembrare fuori moda e “retrogrado”. Buonissima tecnica, zero originalità: voto 5, fine delle storie. Eppure io non la vedo proprio così. E’ vero, in più di una circostanza viene da pensare che siamo di fronte a nove cover e non a un disco di inediti (a dir la verità poi una cover c’è davvero, quella di “The Somberlain”), eppure ascoltando bene “Fallen Angel’s Dominion” si possono comprendere tante cose. Intanto la grandissima perizia tecnica dei tedeschi, che sono riusciti a riproporre fedelmente un suono complessissimo come quello dei Dissection, riuscendo oltretutto a veicolare le stesse sensazioni di gelo e malvagità che aleggiavano in lavori come “Storm Of The Light’s Bane”. Va poi sottolineata la perfetta produzione, perfetta nella sua pulizia (è anche grazie ad essa se riusciamo a apprezzare in pieno la tecnica e le atmosfere messe in gioco dai Nostri). Personalmente vedo nel disco dei Thulcandra un ottimo seguito dei capolavori dei Dissection, o per meglio dire un’ottima summa dei loro migliori lavori: una specie di “best of” con nuovi testi e nuovi componenti insomma. Non ha senso andare a cercare i brani più validi, ci perderemmo poi in un’inutile e infinita diatriba sull’effettiva originalità degli stessi: preferisco vedere “Fallen Angel’s Dominion” come un disco tributo, un’opera creata da un gruppo di fan che hanno così voluto esternare il loro amore a una certa scena estrema della metà degli anni Novanta.
Salvi a questo giro dunque, ma spero solo che, semmai ci sarà un secondo disco, i Thulcandra virino con decisione verso una propria strada, abbandonando tutto il bagaglio di palesi derivazioni e ispirazioni che qui hanno riproposto. Se così non sarà ho paura che andremo incontro a una sonora bocciatura.