Mano-Vega
Nel Mezzo

2010, DomusVega Records
Alternative Rock

Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 30/07/10

Criptico e dai suoni post-apocalittici, "Nel Mezzo" non è un disco facile. Abbiamo a che fare con un genere di difficile collocazione, a cavallo tra sperimentalismo elettronico e progressive, con un’opera fatta di composizioni ampie, spesso suddivise in "movimenti". La band laziale esordisce con questo album, ma è attiva da tanto tempo e per anni si è dedicata alla lavorazione del debutto, col chiaro intento di voler lasciare un segno. È evidente come ogni canzone sia estremamente professionale negli arrangiamenti e nella costruzione e soprattutto è maniacale la cura sonora, tanto che molti passaggi destano interesse anche soltanto in virtù di essa. La sensazione di avere a che fare con una musica fortemente ispirata ai Tool viene confermata per ammissione della stessa band; l'uso della voce, soprattutto, segue sempre il solco di James Keenan, ma invero sotto ogni profilo aleggia nell'aria lo spirito guida della band di Los Angeles. Questo non preclude una certa sorpresa nello scoprire le elaborate alchimie della loro musica. Si parlava infatti dell'atmosfera post-apocalittica che sembra di percepire all'ascolto; come spesso capita nel genere, "Nel Mezzo" è assai compatto e consequenziale: un flusso alternato di atmosfere, scariche rock, elettronica futuribile. Le parole non sono meno curate della musica: l'effetto - credo voluto - è piuttosto straniante ed ipnotico; spesso si fatica a cogliere il senso dei numerosi "parlati" che si intersecano nelle pause atmosferiche delle composizioni. Frammentarietà, ma anche significati nascosti, che si rivelano alla lettura del booklet: il tema ricorrente è il raggiungimento del sapere ad ogni prezzo, noncuranti delle conseguenze, una sorta di ulissismo in un contesto che definirei astrale ("A qualunque costo ho scelto di vedere, sostenere le domande in cambio del mio stesso ossigeno" recitano i versi di "La Prova Del Vuoto").

Com'era prevedibile, il rischio che i Nostri corrono è di puntare così in alto da non trovare un ascoltatore disposto ad un ascolto così impegnativo. In questo si segnala il primo limite di quest'opera, creata senza concessioni al compromesso, com'era nelle intenzioni degli autori. Il che, per tutti coloro che dispongono della necessaria apertura, non costituirà un problema, al contrario, piuttosto, di qualche prolissità di troppo nel corso della scaletta. D'altro canto, le potenziali suggestioni che possono scaturire da queste nove canzoni costituiscono una carta vincente in grado di ripagare un attento ascolto.

Tra i momenti migliori vorrei ricordare "Sfere", che suonerebbe perfetta come colonna sonora per un videogioco fantascientifico ed ha dalla sua un uso spettacolare dello strumento elettronico, mai fine a sé stesso, bensì consacrato alla tessitura globale d'una atmosfera densa e inquietante. "Opus" può vantare i riff migliori del lotto e la carica rock più accentuata, concentrata stavolta nei canonici tre minuti e mezzo. Riuscitissima è anche la titletrack, che, per quanto ricordi quella magistrale "Schism" dei Tool, fa un po' da manifesto complessivo del sound dei Mano-Vega. Inutile descrivere pezzo per pezzo una tracklist così ben amalgamata. Doveroso invece fare i nostri complimenti ad un lavoro davvero interessante e già maturo come "Nel Mezzo".



01. Ondanomala
02. La prova Del Vuoto
03. Nel Mezzo
04. Sfere
05. Sinestesia
06. Dal Rosso Al Blu
07. Opus
08. Magnum Opus
09. Dal Nero Al Bianco

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