Wretched
Beyond The Gate

2010, Victory Records
Death Metal

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 08/08/10

Un annetto dopo il loro primo album “The Exodus Of Autonomy”, gli americani Wretched ci riprovano: supportati dalla Victory Records in questo 2010 danno alle stampe “Beyond The Gate”. Saranno riusciti a districarsi nella massa pulsante di quel metalcore che a cadenze preoccupanti pare spuntare un po’ ovunque?

I Nostri propongono un sano death metal di stampo svedese con influenze che non si fermano ai vari In Flames, Dark Tranquillity (primi periodi) e At The Gates, ma vanno ad attingere da altre fonti, come i loro connazionali Black Dahlia Murder. Il suono che ne esce è complesso, aggressivo, veloce e feroce, un attacco all’arma bianca portato avanti da tutti gli strumenti e dal growl del cantante. Per fortuna le canzoni beneficiano di aperture melodiche che danno un po’ di respiro ai pezzi, aperture che, oltretutto, esaltano le ottime doti dei chitarristi. Le sei corde sono infatti spesso e volentieri impegnate a disegnare trame tecniche di pregevole fattura, che solo in alcuni casi risultano ampollose e, tutto sommato, poco congeniali alla buona riuscita del brano. Alle loro spalle si muove, come vuole il genere suonato da questi ragazzi, una sezione ritmica possente e spaccaossa, vera e propria macchina che avanza inesorabile nella sua apparente efferatezza.

Il primo approccio con “Beyond The Gate” può generare un senso di confusione e smarrimento (a causa dell'attacco sonoro uniforme e continuo al quale ho già accennato), ma dopo due o tre pezzi si comincia ad entrare nel mood della band e questo effetto non si presenta più. Si può invece verificare un’altra, spiacevole situazione: la monotonia. Purtroppo i Nostri si impegnano molto, ma alla lunga i loro sforzi non vengono premiati: il disco risente fortemente di un persistente retrogusto di “già sentito”, sempre più forte man mano che ci si avvicina alla dodicesima, conclusiva traccia. Quindi, se l’entusiasmo iniziale garantito da pezzi come “Birthing Sloth” o da “Cimmerian Shamballa” vi può far percpeire una bella ventata d’aria fresca (dimenticandovi di qualche scricchiolio che già potreste avere intravisto in “The Deed Of Elturiel”), basteranno i quattro brani finali a farvi repentinamente tornare coi piedi per terra. Di dodici canzoni quattro sono realmente ben fatte: le già citate “Birthing Sloth” e “Cimmerian Shamballa”, alle quali aggiungerei “Part I: Aberration” e “Part II: Beyond The Gate”; tutto il resto non è da buttare, solo che, come detto, stanca presto per via della mancanza di idee originali.

Pur non essendo un disco che passerà alla storia, “Beyond The Gate” è in grado di accontentare gli habitué del death metal melodico: non placherà certamente a lungo la loro sete, ma di sicuro la terrà buona per qualche giorno.




01. Birthing Sloth
02. The Deed Of Elturiel
03. In The Marrow
04. A Still Mantra
05. Cimmerian Shamballa
06. On The Horizon
07. Part I - Aberration
08. Part II - Beyond The Gate
09. My Carrion
10. The Guardians Of Uraitahn
11. The Talisman
12. Eternal Translucence

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