Korzus
Discipline of Hate

2010, AFM Records
Thrash

Un ritorno al thrash d'autore per i brasiliani Korzus
Recensione di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 10/08/10

Devo ammettere che non avrei scommesso molto sul ritorno in auge di un nome così profondamente storico ed al tempo stesso dimenticato come quello dei brasiliani Korzus. Probabilmente il nome di questa band sarà ai più sconosciuto e di certo non ve ne posso fare una colpa. Quando si parla della terra carioca e la si accosta al genere thrash è indubbio che il primo pensiero corra diretto ai fratelli Cavalera e, principalmente, a quei Sepultura che nei decenni passati hanno conquistato fan in ogni angolo del globo. Tale successo planetario non era, ovviamnete, frutto di una fortunata congiunzione astrale, ma era semplicemente la punta di un iceberg che, sotto di sé, si ergeva su un imponente e consolidato movimento. I Korzus rappresentavano proprio una delle principali colonne di questo movimento e hanno contribuito, a partire dal 1983, a consolidare e rendere fresca ed innovativa l’intera scena brasiliana che cresceva e si moltiplicava all’ombra dei Sepultura. Ma come mai di una band così importante nella nascita e nello sviluppo di un genere si erano perse le tracce? La risposta risulta alquanto logica: dopo la crisi generalizzata del genere negli anni ’90 la band paolista ha cercato di modernizzare il suo suono finendo, però, col dare alla luce progetti controversi che l’hanno spinta sempre più verso l’oblio.

Viste le premesse devo ammettere che ho accolto  “Disclipline of Hate” con una certa freddezza e, devo confessare, ho completamente sbagliato in quanto l’album segna un ritorno ancestrale alle origini del thrash più puro ed intransigente. Basta inserire nel lettore il cd per venire immediatamente investiti da un’aggressività impressionante  che non ci abbandona neppure un secondo nei tredici brani presenti nel disco.

Il compito di aprire il bombardamento è affidato alla title track che mostra tutte il potenziale della band, la quale ci presenta un brano aggressivo che vive in costante equilibrio tra la potenza degli Exodus e dei Testament e l’inumana violenza degli Slayer. Rimiche serrate, voce aggressiva, cambi di ritmo e cori accattivanti sono il mix alla base di “Discipline Of Hate” (la canzone), la cui genuina carica sembra arrivare direttamente dagli anni ’80. Se al primo impatto l’opener mi era parsa la miglior canzone presente nel platter (forse perché è la più immediata e diretta) devo ammettere che tutti i primi cinque brani godono di una stupefacente ispirazione. Le ottime “Truth” e “Raise Your Soul” dimostrano come spesso nel thrash metal è rallentando i ritmi che si possono raggiungere livelli di aggressività estremi, mentre “2012” e la stupenda “My Enemy” mostrano tutte le doti tecniche del combo brasiliano quando si tratta di accellerare. Le chitarre della coppia Araùjo – Trench alternano saggiamente riff granitici a passaggi più acidi e moderni mentre la batteria di Rodrigo Oliveira è furiosa, ma sembre ben amalgamata con il sound generale.

Ho posto particolare enfasi sui primi cinque brani dell’album in quanto risultano quelli maggiormente dotati di personalità propria in quanto la band, da sempre debitrice agli Slayer, tende nel resto del disco ad omaggiare (non ad imitare freddamente!) i maestri del genere. Gli episodi pregievoli come “Revolution”, “Under His Command” ed “Hell” non mancano di certo, ma sembrano maggiormente ancorati alla tradizione rispetto a quanto presente nella prima parte del disco. Poco male direi anche perché l’urlante voce à la Araya di Marcello Pompeu assicura una costante dose di adrenalina che è difficile da ignorare.

Un ritorno al passato che non disdegna una produzione al passo con i tempi  (in certi passaggi ci sono addirittura influenze dei Nevermore per le soluzioni relative agli arrangiamenti ) che rende il disco di ottima fattura e che non può mancare nelle collezioni di tutte quelle persone che hanno fatto del tharsh il loro credo.



01. Discipline Of Hate
02. Truth
03. 2012
04. Raise Your Soul
05. My Enemy
06. Revolution
07. Never Die
08. Slavery
09. Last Memories
10. Under His Command
11. Reap What You Sow
13. Hell

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