Mytho
In The Abstract

2010, BTF
Prog Rock

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 12/08/10

Le stelle costituiscono una delle meraviglie dell’universo conosciuto ed i nostri Mytho approfittano del cielo particolarmente favorevole in questa stagione per proporci il loro primo album. Con una copertina dalle delicate tinte pastello, fatta di spirali che si avvolgono attorno ad un simil-triskell, il gruppo italiano pubblica “In The Abstract”, un disco che rappresenta un viaggio etereo e leggero, quasi immaginario. Un’atmosfera sognante, ideale da assaporare durante le sere di agosto in cui le stelle “cadono” dal cielo, risvegliando le nostre fantasie ed i nostri desideri.

Le sonorità risultano sin da subito particolari, specialmente per l’uso particolare delle synth guitars, chitarre che riescono a suonare come sintetizzatori, volutamente meno incisive rispetto a quelle di un normale gruppo progressive rock. Questi strumenti creano un tappeto di arpeggi e melodie che avvolgono ed esaltano in maniera ottimale la batteria ed il basso. I chitarristi Enzo Ferlazzo e Antonio Machera suonano ripetendo riff e pattern in modo ciclico, proprio come se i loro strumenti fossero una stella a neutroni che pulsa nel cosmo. Paragonandoli invece a qualche chitarrista del genere, viene in mente lo stile di Roine Stolt, chitarrista svedese del supergruppo progressive rock Transatlantic, nei quali militano Mike Portnoy (Dream Theater), Neal Morse (Spock’s Beard) e Pete Trewavas (Marillion). Le voci sembrano altrettanto distanti, quasi cantassero in un’altra galassia ed i loro echi raggiungessero il nostro pianeta in modo vago, proprio come in un sogno.

I nove brani proposti sembrano quasi un tutt’uno e questo aspetto può senza dubbio risultare pesante ascolto dopo ascolto. Tuttavia, l’album è così leggero nel complesso, che sembra essere privo di gravità ed il tempo trascorre agile e senza troppi intoppi. Spezzare il ciclo, premendo qualche pulsante nel lettore o sul computer, sarebbe come far dissolvere un sogno sul momento più bello. Sarebbe uno spreco perdersi le influenze provenienti dagli Emerson, Lake & Palmer, dai Marillion, dai Dream Theater di “Falling Into Infinity” (a ben pensarci, trovo che il parallelo tra infinito ed astratto non sia totalmente privo di senso o frutto di una mia suggestione). La costellazione Gemini risorge grazie al duettotra il cantante Marco Machera e la voce degli Asia (potete leggere su queste pagine la recensione del loro ultimo album “Omega”), John Payne, in “New Gemini’s Rising”.

"In The Abstract" si propone come un lavoro piuttosto valido e solido, pieno di atmosfere sfuggenti ed eteree, in pieno stile progressive. L’unica cosa che alla lunga potrebbe stancare è l’omogeneità dell’album: nell’ascolto disimpegnato ed anche un po’ distratto, vi potrà capitare di scambiare i nove brani per un’unica canzone. Tuttavia, nonostante il carattere evanescente, quel riff particolare della synth guitar continuerà a riecheggiare nelle vostre menti. Siete pronti a partire per un lungo viaggio attraverso lo spazio?



01. Abstract
0
2. Luna
0
3. Alpha Centauri
0
4. Wishes life
0
5. New Gemini's Rising (with John Payne)
0
6. Maelstrom
0
7. These Words Are In My Heart
0
8. Words Of Silence
0
9. Dawn Of A New Beginning

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