The Birthday Massacre
Pins And Needles

2010, Dependent/Cellar Door
Darkwave

Il mondo dei The Birthday Massacre conserva lo stesso smalto
Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 08/09/10

Ricordo ancora la prima volta che entrai in contatto, attraverso l’album “Walking With Strangers”, con il violaceo mondo musicale dei canadesi The Birthday Massacre; quello che ricordo con maggiore chiarezza di quel giorno fu il fatto di trovarmi di fronte ad un disco unico: non solo era costituito da potenziali singoli (il perfect album, direbbero i discografici), ma questa formazione arrivava a fare quello che sino ad allora osavo soltanto immaginare, ovvero cercare di combinare il puro suono della new wave anni ’80 non con il gothic (quella si chiama dark wave, fu inventata da tizi chiamati The Cure e Dead Can Dance, e da allora ben pochi – forse nessuno – hanno fatto meglio di loro), bensì con l’industrial, il pop e quella forte sfumatura dark nell’immagine, il tutto in un mix unico e fortemente personale. Talmente personale che oggi, a 10 anni dall’esordio come Imagica, arriva questo “Pins And Needles”, costringendoci a constatare come, tutto sommato, le carte in tavola siano sempre le stesse, sebbene mischiate in modo leggermente diverso.
 
Innanzitutto, le chitarre di Rainbow sono più spesse; basta ascoltare lo spietato riffing di benvenuto nell’iniziale “In The Dark” per rendersene conto, o la titletrack, dove sembra davvero di avere a che fare con i Rammstein in una disco anni ’80, o la velocità serrata di “Control”. Si avverte, in questa operazione di industrializzazione del suono dei The Birthday Massacre, la sapiente mano di David Ogilvie, uomo già dietro la consolle per Marylin Manson, che ha prodotto per i Nostri un lavoro dal suono pieno e totalmente professionale. Poi, la vocalist Chibi è sempre più lontana dalla monotonalità che caratterizzava i primissimi lavori della band e la sua voce oggi raggiunge sfumature (tutte pastello e zuccherose) davvero apprezzabili, aderendo con maggiore convinzione al messaggio musicale di fondo.
 
Di contro, le melodie della formazione, pur restando fortemente groovy, si fanno più delicate, meno dirette, rendendo canzoni come la sognante “Always” o le danzereccie  “Midnight” e “Shallow Grave” non così scontate e banali, tutte animate da ritornelli inattesi e semplicemente travolgenti. Certo, il meccanismo è così delicato che certe volte, semplicemente, non funziona (le poco ispirate “Pale”, “Sleepwalking” e la chiusura poco incisiva di”Secret”) e questo porta ad inattesi cali di ritmo, piuttosto che ad una perniciosa sensazione di “già sentito” sullo sfondo, sensazione figlia di una proposta musicale non stravolta o particolarmente evoluta rispetto al passato.
 
Nonostante questi difetti non siano cosa di poco conto, la maestria della band è talmente elevata che le negatività vengono, di fatto, fortemente sminuite: questa quarta fatica discografica della band di Toronto risulta, quindi, entusiasmante e fresca per chi già conosce a menadito la formazione, mentre rappresenta un ottimo biglietto da visita per tutti i nuovi ascoltatori. Il potenziale del disco è davvero enorme e sebbene siamo lontani da quel capolavoro assoluto qual era il precedente “Walking With Strangers”, sono comunque ben poche le persone destinate a rimanere deluse da questo lavoro.
 
I Birthday Massacre rimangono, nella testa del sottoscritto, gli unici che possono cavalcare con dignità l’ondata di “nostalgia degli ‘80s” avviata dal mercato discografico da un lustro a questa parte; tutto grazie alla loro proposta unicamente personale, nonché genuina (visto che parliamo di un progetto avviato 10 anni fa in tempi assolutamente non sospetti). Come questi ragazzi riescano a raggiungere questo risultato presentandoci quello che è, fondamentalmente, un terzo “more of the same” consecutivo in discografia… se mai lo capirò, possa io essere dannato!



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