Parched
Arc

2010, RareNoiseRecords
Ambient

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 08/09/10

I Parched sono un progetto tutto italiano nato dalla collaborazione tra il chitarrista e produttore Eraldo Bernocchi e Davide Tiso, chitarra degli Ephel Duath. “Arc” è il debutto del duo, il risultato di quasi due anni di lavoro alla ricerca delle sonorità che i Nostri ritenevano essere le migliori per il disco che avevano in mente.

“Arc” è un album composto da nove tracce interamente strumentali, che si sviluppano tranquille nei paesaggi ambient creati anni fa da Fripp e Eno: chitarre, batteria e inserti di elettronica costituiscono il veicolo attraverso il quale i Parched intendono renderci partecipi del loro universo. Di fatto è improprio definire “canzoni” questi nove pezzi: spesso la canonica forma-canzone che conosciamo viene destrutturata a favore di qualcosa che somiglia più ad un abbozzo, ad una linea guida: “Arc” sarebbe una perfetta colonna sonora per un film, data la natura così “appena tratteggiata” dei pezzi. Dopo diversi ascolti sono arrivato alla conclusione che quello che abbiamo di fronte non è un disco fatto di canzoni ma di vere e proprie suggestioni: i Nostri sembrano suggerirci idee, strade da seguire, ce le indicano ma poi di fatto siamo noi a doverle percorrere, con la nostra fantasia. E’ un po’ come quando guardi le nuvole in cielo, disteso su un prato in una bella giornata: quello che vedi muta continuamente forma, “sembra qualcosa”, gli somiglia, “ti dà l’idea” di qualcosa, ma come sbatti gli occhi ecco che l’immagine che avevi in mente ha di nuovo cambiato aspetto.

Il carattere ambient di questi nove brani fa sì che molto spesso i suoni si attenuino così tanto da spingerci quasi a controllare che il disco stia ancora girando nel lettore: numerose sono le pause  animate soltanto da flebili tocchi di chitarra o di elettronica minimale. Queste alla lunga privano “Arc” di mordente, rendendolo talvolta inadatto anche come semplice sottofondo: che senso ha tenere su un disco, seppur ambient, se nemmeno ti accorgi della sua presenza? A parziale difesa di questo lavoro va però detto che esso contiene alcuni spunti realmente interessanti, come la vagamente inquietante “(Mute)Ant-Hill” (spettacolare nell’atmosfera desertica ed assolata che riesce a creare con il suo lento crescere), “Bkk 5.48 AM”, la più notturna “Staring Outside” e la straniante e conclusiva “Landscapes And Days Eternally Gone”. Queste canzoni da sole non bastano tuttavia a risollevare il disco.

“Arc” appare ai miei occhi come un lavoro inconcludente: forse vuole esserlo, forse davvero il suo carattere da “quasi colonna sonora” mira ad avere solo un punto di partenza ed a lasciare il finale a noi. Forse i Parched hanno realmente voluto lanciare degli input, degli “spunti di riflessione” per riflettere sulla loro analisi di, come loro stessi li definiscono, “paesaggi desertici, deserti urbani, deserti all’interno di altri deserti”: il problema è che questi spunti sono fin troppo deboli, hanno poca sostanza e svaniscono velocemente, senza darci la possibilità di coglierli appieno. Le idee ci sono ma non sono state sfruttate a dovere; nel tentativo, forse, di creare qualcosa di fin troppo sperimentale e d’ambiente si sono persi alcuni tratti fondamentali che, se presenti, avrebbero reso “Arc” non dico un capolavoro, ma senza dubbio un'opera più “commestibile” ed apprezzabile. Attendiamo i Parched con fiducia e vediamo cosa tireranno fuori in futuro; le idee ci sono.




01. (Mute)Ant-Hill
02. Bkk 5.48 Am
03. Staring Outside
04. No One In The Playground
05. A Melting Chair
06. Invisible Wires
07. The Uninvited Guest
08. Naked Warmth
09. Landscapes And Days Eternally Gone

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool