Bring Me The Horizon
There Is A Hell, Believe Me I've Seen It. There Is A Heaven, Let's Keep It A Secret

2010, Visible Noise Records
Metalcore

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 03/10/10

Sarò sincero: i Bring Me The Horizon non mi sono mai stati simpatici; anzi, a volerla dire tutta, ho sempre digerito piuttosto male Oliver Sykes e soci. Colpa forse del loro comportamento sempre (fintamente?) strafottente, dei modi di fare del loro leader (monoespressivo... basti guardare le foto della band per capire cosa intendo!), e del genere da loro suonato, che ho sempre trovato lontano dall'essere innovativo. Se a ciò si aggiunge il fatto che il gruppo in questione è seguito molto spesso più da pletore di ragazzine (che vanno in visibilio tutte le volte che il cantante fa “labbrino”, di nuovo, fare riferimento alle foto del gruppo per capire a cosa mi riferisco) che da sostenitori del genere, il quadro è completo. Eppure ascoltando il loro nuovo “There Is A Hell, Believe Me I’ve Seen It. There Is A Heaven, Let’s Keep It A Secret” (da qui in avanti per comodità solo “There Is A Hell...”) mi sono dovuto ricredere, almeno in parte. Certo, le note sopra riportate riguardo al comportamento della band e al loro seguito non cambiano, ma parlando di musica mi sono reso conto che con questo album i Nostri paiono essere cresciuti.

Dei dodici pezzi contenuti nell'album sono diversi i momenti significativi, che si fanno apprezzare per dei piccoli particolari che, alla lunga, inficiano positivamente sul giudizio complessivo. Le atmosfere pesanti e apocalittiche, favorite dall'uso di un'elettronica mai invasiva, sono più che mai presenti all'interno dei pezzi, coadiuvate da un riffing discretamente propositivo (in quanto a qualità), che, nonostante privilegi l'aggressività, ogni tanto strizza l'occhio a delle parentesi più melodiche dall'impatto assicurato. In generale il caos sonoro è comunque più che abbondante, merito (o colpa) dell'intrecciarsi continuo delle chitarre, della sessione ritmica (o meglio, della batteria, dato che il basso non sembra distinguersi molto nel marasma generale) e della voce del cantante, un latrato che talvolta si concede anche momenti più distesi e malinconici (che immediatamente però ti riportano alla mente la sua immagine canonica con tanto di “labbrino”, e ciò non può non strapparti un sorrisetto).

A difesa dei BMTH c'è da dire che non si sono adagiati sugli allori dopo il successo di “Suicide Season” ma sono andati avanti, cercando, per quanto possibile, di sperimentare. E' forse grazie a questa verve che sono nati pezzi di un certo spessore come “Crucify Me”, “It Never Ends”, “Fuck”, “Don't Go”, “Blacklist”, “Memorial” e “Blessed With A Curse”. Questi sette brani sono valorizzati chi da ritornelli avvincenti (talvolta supportati dalla sopraccitata elettronica o da chorus femminili a sostegno), chi da atmosfere ai limiti dell'emo strappamutande (tutto sommato piacevoli), chi da rallentamenti spaccaossa dall'incedere plumbeo (solo in un caso, “Blacklist”), ma tutti quanti riescono a convincere molto più dei rimanenti cinque momenti, che in fin dei conti non mi hanno colpito più di tanto (pur restando nella media da un punto di vista qualitativo).

“There Is A Hell...” conferma e  rilancia i buoni pareri sinora ottenuti dai Nostri, attestandosi su dei livelli decisamente buoni. La band (e il loro cantante in primis) non sarà il massimo della simpatia, saranno pur sempre degli sbruffoni (di nuovo, fintamente?) arroganti, ma con questo album appare chiaro che non sono solo smorfie e tatuaggi, ma sanno anche suonare bene, il che non è poco. Se anche voi, come me, li ritenete antipatici e li digerite peggio del pranzo di Natale, provate per un attimo a ascoltare il disco senza pensare a chi c'è dietro al microfono e a chi imbraccia gli strumenti: forse riuscirete a apprezzarli e a riconoscere la bontà di quest'ultima fatica dei BMTH.




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