OJM
Volcano

2010, Go Down Records
Stoner

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 14/09/10

Avete presente quando si mette distrattamente nel lettore di casa o in quello dell’auto un disco, giusto per avere un po’ di sottofondo? Bene. Ora, avete presente quando, totalmente colti di sorpresa per la qualità del lavoro, ci si ritrova ad alzare il volume ed ad ascoltare in modo attento il suddetto disco e ci si dimentica di quello che si stava facendo prima? Molto bene, perché questo è quello che mi è capitato con gli italiani OJM ed il loro ultimo album “Volcano”.

Un’esplosione piroclastica di stoner rock ci avvolge sin da subito, però sia chiaro che non siamo alle prese con il solito genere che propone riff di chitarra e basso ripetuti in modo estenuante e stancante per una manciata di minuti. L’energia vibra potente ed inarrestabile nelle note dei dieci brani dei Nostri, annoiando ben poco l’ascoltatore e forendogli una scorta di adrenalina notevole. Le melodie si fondono con il rock psichedelico dai ritmi serrati di “Wolf”, brano reso ancora più grezzo grazie alla voce filtrata ed effettata del cantante. Al tutto aggiungete un assolo breve ma intenso. Sulla stessa scia “I’ll Be Long”, con la differenza che si respira un'aria ancora più psichedelica, grazie alla note dell’Hammond che accompagnano un lungo e libero assolo di chitarra. Non mancano le cavalcate potenti come “Disorder”, che s’inserisce in pieno nel filone hard rock. A mio avviso, i brani da non perdere, per energia e qualità sono “Rainbow”, “Ocean Hearts” e “2012”. “Rainbow” ricorda in qualche modo, specie in quei cori a più voci, i Queens Of The Stone Age e non ci si sbaglia: i Nostri hanno scelto come produttore del loro full length proprio Dave Catching, che ha suonato con il popolare gruppo stoner rock. Un’altra gemma di questo brano è proprio il riff costruito dalla chitarra ed il basso, accattivante e vivace, tanto che vi frullerà per la testa per un po’, o vi capiterà di fischiettarlo, com’è successo alla sottoscritta. Spettacolare nella sua lunghezza e nella sua ricchezza “Ocean Hearts”: in questi sette minuti si può godere degli arpeggi di una chitarra acustica che si fonde con il basso e con la chitarra elettrica; un attimo di pausa ed ecco che il ritmo cambia, virando quasi verso il blues ed entra in azione l’Hammond, che mi ricorda tanto Jon Lord nei tempi d’oro con i suoi Deep Purple. Infine, “2012” ricorda in maniera abbastanza spiccata i Black Sabbath con Ozzy Osbourne … Chi ha detto “Planet Caravan”?

Se siete stufi di sentire le solite melodie proposte dallo stoner rock e se siete irritati per produzioni volutamente sporche e grezze, ma poco curate e fastidiose, allora lanciatevi su questo “Volcano”. Finalmente si sente qualche bell’assolo di chitarra che va a rompere con la ripetitività e la staticità del genere, sicuramente una caratteristica portante, ma anche il suo più grande difetto, nei momenti più esasperati.



01. Welcome (Volcano)
02. Venus God
03. Rainbow
04. Ocean Hearts
05. Wolf
06. I'll be long
07. Cocksucker
08. Disorder
09. Escort
10. 2012

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