Made Of Hate
Pathogen

2010, AFM Records
Thrash

Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 19/09/10

Due anni sono passati dall’uscita del loro debut album “Bullet in Your Head”, molte cose in casa Made of Hate sono accadute, una delle quali è sicuramente stata, a livello lavorativo, fare da supporting act per la data polacca degli Iron Maiden. Un’altra grande novità è il cambio di vocalist, avvicendamento che però non ha tenuto i Nostri occupati più di tanto, dato che il cantante figurava già all’interno della band. Radek Półrolniczak, prima alla chitarra, è così diventato il nuovo singer a tempo pieno del quartetto polacco.

Passando a discorsi più materiali, è la prima volta che ascolto questo gruppo, e la curiosità derivata dalla descrizione della loro proposta musicale è grande: le note biografiche inquadrano la loro proposta nei canoni del power/thrash metal. Non ho potuto fare a meno di pensare ai grandissimi Iced Earth, pensiero che, come vedrete, non mai così sbagliato. Le otto tracce che compongono “Pathogen” sono effettivamente un bizzarro miscuglio di power e thrash metal (se dovessi indicare le percentuali direi 70% a favore del primo genere e 30% del secondo), con la curiosa aggiunta della nuova gutturale, grezza e sporchissima voce di Mark a rendere l'album ancora più particolare e difficilmente accostabile ad altre proposte. Le idee messe in campo sono sostanzialmente buone, il songwriting è sufficientemente idoneo allo scopo anche se, bisogna dirlo, non si notano punti di picco rilevanti. Il punto cardine del cd risiede, come dicevo prima, nell’aggressività e particolarità dell’accostamento tra la voce e  musica. Per farvi un esempio, ascoltate “I Can’t Believe”, traccia che racchiude al suo interno qualsiasi sfaccettatura e sfumatura possiate trovare nei restanti brani. Le tematiche affrontate in questo disco possono essere collocate, a loro detta, tra consuete esperienze di vita quotidiana ed affascinanti punti di vista da serial killer. Onestamente non capisco cosa voglia dire questa frase, ma lasciamo al gruppo il beneficio del dubbio dato che, purtroppo, non sono in possesso dei testi.

In conclusione, il grande ed unico difetto rilevabile durante l’ascolto è quello di non riuscire a tenere incollato alle casse l’ascoltatore per tutta la durata del lavoro (e non mi riferisco alla fine, già a metà album si cominciano a perdere colpi). Troppo sui binari e poco fantasioso per gli standard musicali moderni. Rimandati, per il giudizio definitivo, al terzo album.



01. Friend
02. Russian Roulette
03. You, Departed
04. I Can't Believe
05. Lock'n'load
06. Pathogen
07. False Flag
08. Questions

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