Il panorama musicale romano sembra essere alquanto prolifico in questo periodo, specie se si parla di band dedite allo stoner rock. Sulle nostre pagine, iniziano ad abbondare recensioni di gruppi simili e provenienti grosso modo dalla stessa zona. Il che non può che far piacere, dato che la sottoscritta continua a sostenere che certi musicisti nostrani non abbianno nulla da invidiare a ben blasonati artisti stranieri. Ad ogni modo, in quest’occasione abbiamo il piacere di conoscere gli Ossimoro ed il loro secondo album “Deus”.
Questo full length è avvolto da atmosfere misteriose da setta segreta. Si parla di riti, il Sole viene citato più volte e coinvolto in riti misterici, come se fosse un’entità sacra da evocare e venerare. Grazie ai testi in italiano, si riesce a godere appieno delle tematiche affrontate nei testi: magia, divinità, guerra e potere immersi in atmosfere che ricordano il film "Matrix" (“pillole nere, pillole verdi, pillole blu”). Il cantato in italiano è una particolarità che non stona affatto con le sonorità lente e cadenzate del genere, anzi, vi si sposa piuttosto bene. Qui la decadenza si avverte in ogni momento, come se le melodie danzassero ipnotiche attorno ad un’entità oscura e sconosciuta. Non manca lo stoner più tradizionale di “Deus Ex Machina”, dall’incedere ossessivo ed avvincente, ma troviamo anche momenti più rock e vivaci, costruiti su solidi cambi di tempo, come in “Sierra”. “Sole A Mezzanotte” è senza dubbio un brano allucinante, soprattutto per le tematiche affrontate, che si incastrano tra ritmiche psichedeliche piuttosto cupe. Gli stupefacenti si mescolano a visioni mistiche e riportano brio e velocità nella potente “Il Culto”. Gli Ossimoro non sono di certo teneri nei confronti della religione, ma d’altronde non è tutto oro quello che luccica e non bisogna fidarsi ciecamente di tutto ciò che viene proclamato verità incontrovertibile.
A livello strumentale, “Deus” mostra una buona mescolanza di generi e di idee. Inoltre, la voce di Francesco Fornara viene esaltata a dovere, senza troppi effetti caotici. Il cantante si dimostra potente ed abile al microfono, anche se a volte le linee vocali diventano un po’ ripetitive; per esempio, se nelle strofe la scelta è quella di allungare quasi allo sfinimento le parole, nel ritornello la voce diventa più briosa e potente. Questa soluzione alla lunga diventa effettivamente prevedibile, ma è un difetto, questo, che viene ben compensato dalla qualità complessiva del disco, dove vengono sottolineate particolarmente le linee di basso, pulsanti e martellanti. La produzione forse è un po’ fredda, ma non penalizza in nessun modo il lavoro svolto dai Nostri.
Insomma, con qualche piccolo miglioramento, per i Nostri sarà possibile rendere la propria musica ancora più interessante di quanto già non sia. Nel frattempo, ascoltare “Deus” è un’ottima occasione per conoscere questi Ossimoro, così interessanti e particolari per il loro cantato in italiano. È consigliata anche una lettura dei testi, perché spunti di riflessione simili non sono affatto comuni oggigiorno e possono sempre costituire un’occasione per porsi qualche domanda o trovare qualche risposta.
Ossimoro
Deus
2010, SG Records
Stoner