Khoma
A Final Storm

2010, Razzia Records
Alternative Rock

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 30/09/10

I Khoma sono una realtà strana e affascinante. Svedesi, nati da una costola dei Cult Of Luna, sono saliti alla ribalta nel 2006 con un gran debutto, “The Second Wave”. Oggi, a quattro anni di distanza, riprovano a bissare il successo del suddetto disco con il nuovo “A Final Storm”.

Non è del tutto sbagliato dire che siamo di fronte ai Cult Of Luna con un nuovo cantante: in effetti, eccezion fatta per la voce, i Khoma schierano in pianta stabile le due chitarre del gruppo “maggiore”, e si avvalgono, almeno in questo caso, anche della stessa sessione ritmica. Ciò che ne emerge è un suono solo in parte derivato dai COL: se l'incedere marziale del duo basso-batteria e i riff granitici ed avvolgenti suonati da una delle sei corde rimandano direttamente al gruppo post-core, l'altra chitarra, gli inserti tastieristici e soprattutto l'impianto vocale procedono verso coordinate ben diverse, che vanno a pescare ora nella dark wave, ora nell'alternative più malinconico, ora nel post rock. Focalizzandosi soprattutto sul cantato di Jan, spesso mi sono venuti alla mente Thom Yorke (Radiohead), e Gavin Hayes (Dredg), tale è la sua forza interpretativa: non nego che però, soprattutto i primi tempi, la sua performance possa lasciare interdetti, soprattutto se si conoscono i Cult Of Luna. Più volte infatti, traditi dall'atmosfera dei pezzi (davvero cupa e pressante, tipica del gruppo di Rydberg) ci si può attendere un growl devastante e profondo, salvo poi rimanere piacevolmente impressionati da quanto la voce pulita, sofferta e drammatica del cantante dei Khoma si sposi bene con le ritmiche di ogni brano. C'è però un punto debole nell'interpretazione di Jan: la sua poca varietà espressiva. Di fatto il timbro che usa è sempre lo stesso, quindi alla lunga potrebbe annoiare e risultare prevedibile (per spezzare una lancia a suo favore dobbiamo però riconoscere che anche nei Cult Of Luna il cantato non brilla certo per varietà esecutiva), ma proprio come accade nella band madre la voce diviene quasi uno strumento aggiuntivo, un elemento che, fuso con basso, chitarre, batteria e tastiere crea un magma sonoro unico ed inscindibile.

“A Final Storm” avanza splendidamente per le prime quattro tracce, quattro canzoni dall'eccezionale pathos e dalla travolgente emotività, stalla leggermente nella parte centrale (con altri quattro pezzi carini ma nulla più e uno in particolare, “In It For Fighting”, che mi ricorda addirittura certe cose fatte in ambito brit pop) ma si riprende alla grande con le conclusive due tracce, le quali si riallacciano direttamente alle prime in quanto a energia e tensione sprigionate. A conti fatti, dovendo stringere ancor più la selezione e consigliare dei pezzi chiave per capire il sound dei Khoma, non si possono non citare “Army Of One”, “From The Hands Of Sinners” e “By The Gallows”, di certo le tre perle di tutto il lavoro (fermo restando, comunque, l'elevato livello qualitativo generale)

Ad ascolto terminato si rimane con la piacevole voglia di premere nuovamente “play” per immergersi ancora una volta nel plumbeo e malinconico mondo dei Khoma, che con questo “A Final Storm” non solo rinverdiscono i fasti del loro debutto ma, cosa più importante, si scrollano forse definitivamente di dosso la pesante etichetta di gruppo derivato dai Cult Of Luna. Anche se forse, a ben pensarci, solo i COL potevano riutilizzare elementi portanti del loro tipico suono e reimmetterli in un contesto molto distante dall'ambito post-core nel quale si muovono abitualmente; ma in fondo anche questo è un pregio dei Khoma, il saper raccogliere da più fonti per creare qualcosa di sicuramente non unico, ma di certo sufficientemente originale per rimanere a lungo nel vostro lettore.




01 Army Of One
02 From The Hands Of Sinners
03 Harvest
04 Osiris
05 A Final Storm
06 Inquisition
07 The Tide
08 All Like Serpents
09 In It For Fighting
10 By The Gallows
11 Mist

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