Recensione a cura di Alekos Capelli
Questo nuovo disco dei polacchi Armagedon (da non confondere con le decine di altre band omonime) arriva dopo una pausa produttiva durata ben sedici anni, per cui è lecito vedere il qui presente "Death Then Nothing" (titolo, come si vedrà, programmatico) come un sostanziale nuovo inizio.
Sempre comunque di death metal si parla, nella sua accezione più diretta e tradizionale, che, non a caso, richiama molto da vicino quanto fatto dai loro più illustri connazionali Vader. Ciò significa che il coefficiente di innovazione, sperimentazione e novità è veramente basso. A livello meramente compositivo/esecutivo nulla da eccepire, si parla di musicisti tecnicamente preparati, con alle spalle ben più di una decade coi loro strumenti, ma l’ascoltatore che cerchi quel qualcosa in più rimarrà invariabilmente deluso, da una proposta musicale ancorata a un passato e a modelli di riferimento piuttosto inamovibili. Queste considerazioni non implicano necessariamente un giudizio negativo, sono semplicemente la registrazione di un dato di fatto stilistico, che, per altro, è compreso e promosso in primis dalla band in se stessa.
I loro sforzi sono infatti diretti alla creazione di tracce il più possibile incisive, compresse e dirette, e in ciò il risultato è apprezzabile, sia in sede compositiva, sia in fase di registrazione e produzione. Il sound è potente, gli strumenti escono bene, e soprattutto le chitarre hanno il classico suono marchio di fabbrica brutal-death, così come anche le vocals, decise e con la giusta profondità, ma anche molto monocordi.
In conclusione, un lavoro ben fatto, una mezz’ora di death metal tradizionale, godibile per gli amanti del genere, ma che facilmente annoierà un pubblico diverso. Per cui, in media, siamo sulla sufficienza.