La calda voce del cantante ci trasporta subito in un mondo fatto di melodie complesse, ma molto gradevoli ed orecchiabili; i brani scivolano via piuttosto facilmente, nonostante la ricercatezza e la bravura del tastierista, che si dimostra molto a suo agio sia nel ruolo di mero accompagnatore, sia nel ruolo di protagonista di pregevoli assoli, tutt'altro che fini a sé stessi o sterili. Il vero valore aggiunto risiede poi nella voce De Luigi, che ci regala emozioni vivissime in "Warm Embrace", oppure in "Unconditional Love", una toccante ballata al piano. Un altro momento memorabile ce lo regala la dolce "Everyday", un altro lento con suggestivi cori che mi hanno subito portato alla mente gli Shadow Gallery, maestri nel ricreare atmosfere eteree e profonde grazie alla sovrapposizione di più voci. Effettivamente, la band americana sembra essere stata uno dei maggiori punti di riferimento per il sestetto tricolore, che è stato perfettamente in grado di creare momenti piacevoli e interessanti in "Iridium".
Tuttavia, la sensazione che si ha è che manchi un po' di mordente in questo full-length, poiché non sembra esserci molta grinta, specie nelle canzoni più veloci ed aggressive, dove gli elementi portanti dell'energia e della forza, ovvero le chitarre, sono state messe come in sordina, più in secondo piano, rispetto alle tastiere ed alla voce. Oltretutto, per essere un ritorno dopo più di un lustro di inattività, si suppone che si cerchi quantomeno di tornare "facendo il botto". Ma così non è stato, con una decisa preponderanza di brani più contenuti, meno esplosivi, certamente d'effetto, ma non sufficienti a meravigliare ed a far ridestare adeguatamente l'attenzione.
"Iridium" in sé è un lavoro discreto; possiede degli spunti interessanti e delle melodie molto ariose e godibili, ma gli manca quel vero salto di qualità in grado di trasformarlo in un album durevole nel tempo e realmente appetibile.