Kings Of Modesty
Hell Or Highwater

2009, Escape Music
Prog Metal

Recensione di Daniele Carlucci - Pubblicata in data: 13/10/10

La strana storia dei finlandesi Kings Of Modesty porta indietro di parecchio tempo, precisamente al 1994, quando il chitarrista Samuel Hjelt e il batterista Rane Simoinen decisero di metter su bottega e formarono la loro band. Per far ciò completarono il gruppo con gli inserimenti di Henkka Tuura al basso e di Mikael Hjelt, fratello maggiore di Samuel, alle tastiere e così presero forma i Face Of Modesty: questo fu il nome scelto inizialmente per il progetto e rimase tale sino a quando entrò in formazione il cantante Jason Flinck. Da quel momento in avanti la line-up sarà quella definitiva e attuale e la band si chiamerà Kings Of Modesty. All'inizio ho definito “strana” la parabola del gruppo scandinavo per il semplice motivo che, nonostante le radici siano ben piantate nel terreno, risalendo a metà anni '90, per ascoltare un vero e proprio album bisognerà aspettare quindici lunghi anni. E' infatti a settembre del 2009 che si materializza l'esordio discografico dei Kings Of Modesty, con “Hell Or Highwater”.

Ascoltanto il CD appare subito evidente che questi ragazzi non siano dei novellini, ma, come si suol dire, sappiano il fatto loro. Capacità, affiatamento e intesa sono alti dopo tutti questi anni passati a suonare assieme e l'impressione è quella di star ascoltando una band esperta, non certamente al primo album. La musica dei Kings Of Modesty racchiude in sé molti generi,  principalmente il power e il progressive metal, con richiami anche al metal sinfonico, e per questo risulta particolareggiata, ricca di sfumature e non semplice ed immediata. E' senza dubbio interessante la scelta stilistica della formazione finlandese, che opta per una strada battuta solo di recente da altre band e  si dirige verso un metal moderno e piuttosto sperimentale. Senza dare troppo risalto alle abilità individuali, viene data importanza all'effetto “d'insieme”, ricercando melodie e riff orecchiabili, che sfocino poi in ritornelli trionfali e maestosi. “Hell Or Highwater” da un lato si fa apprezzare per i motivi fin qui elencati, dall'altro però subisce gli effetti di tale mescolanza di generi, apparendo un po' difficile da inquadrare e assorbire. I brani che si fanno preferire sono l'opener “Never Touched The Rainbow” (già pubblicizzata dalle radio ben prima che l'album uscisse), “Staring Eyes” e “Miracle”. Il cantante Jason Flinck dimostra di avere un'ottima voce, adatta per il tipo di musica proposta e i suoni degli strumenti sono bilanciati in modo da amalgamarsi completamente, dando quasi l'idea di non voler far emergere un musicista in particolare, ma, come già detto, valorizzando l'effetto globale.

“Hell Or Highwater” è un album interessante da diversi punti di vista e vale la pena di prestare attenzione alle mosse future dei Kings Of Modesty. Personalmente sono curioso di ascoltare il seguito di questo disco, per scoprire l'evoluzione del sound  e dello stile della band, che sono già ora distinguibili. Senza ombra di dubbio il gruppo finlandese ha avuto coraggio, cercando di porporre qualcosa di leggermente diverso rispetto a quanto siamo abituati a sentire. Non male come inizio.



01. Never Touched The Rainbow
02. Hourglass
03. Deep Down
04. Staring Eyes
05. Hell Or Highwater
06. Suicide Mission
07. Once Upon A Time
08. Tailspin
09. We Will March Our Way
10. Miracle
11. Two Hearts Collide

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