Killing Joke
Absolute Dissent

2010, Spinefarm Records
Alternative Rock/Industrial

L'atteso comeback è finalmente realtà: Coleman & soci pronti a ruggire come un tempo.

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 14/10/10

A quattro anni da “Hosannas From The Basements Of Hell” e a tre dalla morte del bassista Paul Raven, tornano i Killing Joke in formazione originale (l’ultimo disco in studio con la formazione Coleman – Walker – Glover – Ferguson, “Revelations”, risale al 1982): logico che l’attesa per questo “Absolute Dissent” fosse tanta. La reunion di questi “vecchi beceri” sarà in grado di sollevare il polverone che sollevò ormai trenta anni fa, con l’esordio omonimo?

Beh la risposta è (mi verrebbe da dire “ovviamente”) no, ma in fondo era un po’ utopistico attendersi un disco rivoluzionario come fu quello del 1980. Nonostante ciò i Nostri appaiono in ottima forma, pestando duro a sufficienza e soprattutto riuscendo a rievocare in un solo disco le tante atmosfere e sonorità che hanno attraversato trasversalmente nella loro lunga carriera. La componente post-apocalittica, trademark della band, c’è e si fa sentire, assieme al tipico fare di Coleman nell’interpretare i pezzi, a metà tra il messianico e il furioso. Tutt’intorno a lui impazza una bufera di rimandi che spaziano dal metal all’industrial al gothic, non disdegnando momenti più “truzzi” e ritmati. Non è però purtroppo tutto oro quel che luccica: tutti i brani, nessuna eccezione, soffrono di un difetto cronico: la ripetitività. Spesso e volentieri basta anche solo arrivare al primo ritornello per aver già presente il quadro definitivo della canzone, che, statene certi, non varierà significativamente di lì in poi. Purtroppo questa è una grossa lacuna del disco, che dopo qualche ascolto può cominciare a stufare, risultando un po’ monotono.

La scaletta proposta abbonda di pezzi buoni, talvolta ottimi, che, se solo fossero stati un po’ più variegati nel loro sviluppo, avrebbero reso questo album un vero e proprio capolavoro. Si comincia subito sparati con il gran tiro di “Absolute Dissent”, “The Great Cull”, “Fresh Fever From The Skies” e “In Excelsis”, ma con “European Super State” si subisce una prima, piccola, battuta di arresto. Pare di ascoltare un’altra band: si tratta di un pezzo estremamente commerciale, ballabile, dall’attitudine dance-punk: una tipologia di brano questa che ritroveremo anche più avanti nella scaletta con “The Raven King” (seppur in minor parte). Si cambia poi nuovamente registro con l’acido industrial di “This World Hell”, forse uno dei momenti più pesanti di tutto il lavoro assieme a “Depthcharge”, per poi chiudere con “Ghosts Of Ladbroke Grove”, canzone che mischia in parti uguali un fare quasi tribale e sciamanico a basi atmosferiche dal grane impatto.

I Killing Joke del 2010 non inventano nulla, ma si dimostrano artisti in grado di lavorare perfettamente sul proprio materiale, riciclandolo e riproponendolo con un aspetto appetibilissimo anche per l’odierno mercato. Resta il mio punto interrogativo sulla monotonia avvertibile alla lunga nei vari pezzi, dovuta alla loro scarsa capacità di stupire con nuove trovate o sviluppi imprevisti: un dettaglio, questo, che i fan del gruppo di Coleman nemmeno devono prendere in considerazione. “Absolute Dissent”, infatti, soddisferà appieno i loro gusti, ma si dimostrerà allo stesso tempoi interessante per coloro i quali non conoscono affatto la band (anche se in questo caso il mio consiglio è di buttarsi a capofitto sui loro primi lavori).





01. Absolute Dissent
02. The Great Cull
03. Fresh Fever From The Skies
04. In Excelsis
05. European Super State
06. This World Hell
07. Endgame
08. The Raven King
09. Honour The Fire
10. Depth Charge
11. Here Comes The Singularity
12. Ghost Of Ladbroke Grove

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