Trans-Siberian Orchestra
Beethoven's Last Night

2000, BMG/Audioglobe
Melodic Rock

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 16/10/10

Per il sottoscritto, scrivere di questo disco è un’impresa tutt’altro che facile, e ciò non è determinato tanto dalla (manifesta) ricchezza dell’opera, quanto dal fatto che possiedo questo disco fin dalla sua prima uscita americana firmata Atlantic avvenuta 10 anni fa. Oggi, mi ritrovo con una release ufficiale europea che accompagnerà il relativo tour nel vecchio continente della Trans-Siberian Orchestra (Italia esclusa, ovviamente. D’altronde, non siamo popolo degno di ricevere tutto l’ensamble di Paul O’Neill sul nostro territorio: si rischia seriamente di avere più musicisti sul palco che gente tra il pubblico), per cui il dubbio si insinua nella mia mente: come scrivere la recensione dell’opera summa del celebre compositore/produttore americano che, con i dischi di questo progetto, è arrivato a vendere la bellezza di oltre 7 milioni di dischi solo nel suolo americano?

Per completezza redazionale, tratterò di questo disco come se nessuno al mondo ne conoscesse il contenuto, né conoscesse la genesi di una della super-band più interessanti che gli Stati Uniti d’America abbiano mai partorito. Seguitemi dunque attraverso gli svariati capitoli di questa recensione: spero sentitamente di non annoiare chi già conosce quanto sto per scrivere, ma è per me doveroso, per dare giustizia ad un’opera monumentale quale il meraviglioso musical titolato “Beethoven’s Last Night”.

STILL THE ORCHESTRA PLAYS

Paul O’Neill è stato un vero e proprio membro fantasma della celebre heavy metal band Savatage. Da sempre produttore della band di Tampa, pian piano ne è diventato una sorta di spirito guida, infondendo la sua scrittura magniloquente e debitrice della teatralità di Steinmann in concept album indimenticabili quali “Streets – A Rock Opera”, piuttosto che il più recente “The Wake Of Magellan”. Proprio a partire da uno di questi concept elaborati per i Savatage nasce la Trans –Siberian Orchestra. Anno Domini 1995: i Savatage pubblicano “Dead Winter Dead”- cupo concept basato sulla guerra del Golfo - sulla quale risiede una strumentale dal titolo “Christmas Eve (Sarajevo 12/24)”. Nella sorpresa generale di chiunque, le maggiori radio dei campus universitari americani cominciano, proprio durante la stagione del Natale di quell’anno, a far girare insistentemente il pezzo nella loro air play. Paul sente quindi il dovere morale di esplorare questo lato della musica che tanto pare essere apprezzato dal pubblico (quando i Savatage già da oltre 15 anni tentavano di raggiungere, invano, simili riconoscimenti) e quindi, un po’ per gioco, raduna tutti i membri che abbiano mai militato nella band dei fratelli Oliva, aggiunge un coro e delle voci gospel, e nel 1996 partorisce “Christam Eve And Other Stories”, decidendo che, da ora in avanti, ci sarebbe stata una super-band orchestrale dal nome di Trans-Siberian Orchestra ad occuparsi di canzoni delle festività in salsa rock/metal.

Proprio nel mezzo di una trilogia annunciata di album di strenne natalizie, prende vita questo “Beethoven’s Last Night”. Per la prima volta nella storia della band, un intero album slegato dal Natale ma focalizzato sulla musica classica, in particolare sull’ultima notte di vita del celebre compositore tedesco Ludwig Van Beethoven.

L’ULTIMA NOTTE DI BEETHOVEN – LA STORIA DIETRO LA MUSICA

In una tarda notte della primavera del 1827, la città di Vienna sta subendo la più grande tempesta nella sua storia. In un’opulenta ma disordinata stanza, Ludwig Van Beethoven è chino sul suo piano e sul piano siede anche il manoscritto completo della sua Decima sinfonia. È la sinfonia finale e, certamente, il suo più grande capolavoro.

Dall’ombra un bellissimo spirito, Destino,  e il suo deforme figlio nano, Cambiamento, emergono per informare Beethoven che quella sarebbe stata la sua ultima notte sulla terra. Puntuale allo scoccare della Mezzanotte, dall’oscurità emerge niente meno che Mefistofele, giunto a trascinare l’anima del compositore all’inferno. Beethoven è scioccato: come è possibile che la sua anima sia destinata alla pena eterna degli inferi? Possibile che non si possa far nulla per cambiare la situazione?

Mefistofele, quindi, fa un patto con l’uomo: se Beethoven donerà tutta la musica che ha sinora composto al demone, di modo tale che egli possa cancellarne la divina bellezza dalla memoria dell’uomo, il diavolo libererà il compositore dalle pene dell’inferno. Per far sì che Beethoven possa prendere una decisione, Mefistofele lascia un’ora di tempo al compositore, un’ora attraverso cui l’uomo rivivrà, nel tipico meccanismo Dickensiano, tutta la sua vita, per cercare di capire quali siano le motivazioni che lo hanno condannato alla dannazione eterna.

Cosa risponderà Beethoven al Demone, e quali nuovi Mefistofelici inganni attendono il compositore, sono deliziose scoperte che non intendo rovinarvi e che vi attendono lungo lo scorrere di questo disco.

L’ULTIMA NOTTE DI BEETHOVEN – LA CRITICA DIETRO LA MUSICA


Innanzitutto, ignorate bellamente l’orrido artwork che correda questa ristampa europea, visto che contrasta in modo significativo con la fine opulenza di cui è ripieno questo lavoro, un disco che, innanzitutto, non è difficile immaginare come sinfonico ed estremamente influenzato dalla musica classica. Difatti, tutti i celebri motivi di Beethoven vengono ripresi nelle linee melodiche delle canzoni, e se per alcune di esse ne costituiscono lo scheletro (il “Für Elise”, il “Requiem (The Fifth)”), spesso si ritrovano intrecciate alle altrettanto celebri melodie di Mozart a creare meravigliosi e frizzanti pastiche (“Overture”, “Beethoven”, “A Last Illusion”) in cui lo scheletro rock/metal rimanda sì ai Savatage, seppur con le dovute limitazioni.

“Beethoven’s Last Night”, difatti, è più disteso e commerciale rispetto ad un qualsiasi concept dei Savatage, con interessanti innesti di melodic rock anni ’80 conferiti anche da voci leggendarie della scena come Patti Russo, qui ad interpretare Theresa, un amore rinnegato di Beethoven in favore della cugina Giulietta Guicciardi (ispiratrice della celebre sonata “Al chiaro di luna”), in un trittico di canzoni tra le più passionali e travolgenti del lavoro (“The Dreams Of Candlelight”, “I’ll Keep Your Secret” e “After The Fall”). E nonostante la presenza di tutti i membri dei Savatage agli strumenti ed alle voci (con un ispiratissimo Jon “The Mountain King” Oliva dietro, non poteva essere altrimenti, Mefistofele e Zak Stevens ad interpretare una delle muse di Beethoven), nonostante la chiara impronta del lavoro rimandi a quei titoli che ho citato in apertura, questo disco offre la contraddittoria sensazione di essere sì al cospetto di una sorta di “album perduto” della storica formazione heavy metal floridiana, ma allo stesso tempo l’eccessiva teatralità dell’impostazione e la varietà di stili ne fanno un qualcosa di completamente nuovo ed affascinante.

Restando in ambiti di contraddizioni, devo necessariamente segnalare – e sembra assurdo nonostante il fiume di parole speso fino a questo punto – come il lavoro di O’Neill alla produzione, affiancato da Robert Kinkel, sia il difetto principale di questo disco. Questo perché se state pensando che questo concept sia sinfonico e bombastico come un album Nuclear Blast ultima generazione partorito in Finlandia…beh, siete totalmente fuori strada, visto che la produzione dell’orchestra di O’Neill è talmente asciutta, che la fa suonare praticamente come se fosse una tastiera. Se questo fattore aggiunge un certo gusto vintage alla musica della Trans-Siberian Orchestra, è anche vero che ne toglie inevitabilmente spessore, ed in una storia liricamente e concettualmente ben riuscita come questa, è decisamente un peccato non ritrovarsi per le mani un album con un sound roboante e pieno.

Al di là di tutto, questo disco è una pietra monumentale della teatralità made in USA totalmente devota al musical di Broadway, un’opera che porterebbe ad annuire fortemente tanto Jim Steinman quanto Andrew Lloyd Webber, magari coinvolgendoli, occasionalmente, in un concitato headbanging.
Se siete amanti dei Savatage, questo album è un obbligo in discografia tanto quanto “Streets”, “Edge Of Thorn” e “Wake Of Magellan”; se siete amanti del musical, questo disco vi trascinerà in una storia coinvolgente ed ottimamente interpretata; se siete, come me, tra coloro che da 10 anni conoscono già quest’opera, allora tutto quanto scritto sinora è di un’inutilità disarmante, perché tutte queste cose già le sapevate e forse, complice il sorriso che accompagna il pensiero di un album da lungo amato, in questo momento lo state facendo girare nello stereo per l’ennesima volta.

La Decima Sinfonia nella realtà dei fatti non è mai stata completata da Beethoven, ne conosciamo solo degli abbozzi slegati tra loro. Paul O’Neill e la Trans-Siberian Orchestra tutta, invece, infondono alla storia dietro a quest’opera incompiuta un forte senso fantastico che la tramuta in leggenda. E come tutte le leggende scritte bene, anche questa storia in formato discografico è pronta a travolgervi.



01. Overture
02. Midnight
03. Fate
04. What Good This Deafness
05. Mephistopheles
06. What Is Eternal
07. The Moment
08. Vienna
09. Mozart
10. The Dreams Of Candlelight
11. Requiem (The Fifth)
12. I'll Keep Your Secrets
13. The Dark
14. Für Elise
15. After The Fall
16. A Last Illusion
17. This Is Who You Are
18. Beethoven
19. Mephistopheles' Return
20. Misery
21. Who Is This Child
22. A Final Dream

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