Deine Lakaien
Indicator

2010, Chrom Records
Darkwave

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 18/10/10

Inossidabili Deine Lakaien! Giunto al venticinquesimo anniversario della loro brillante carriera nel mondo della darkwave, il duo tedesco torna alla ribalta dopo un intimo “April Skies”, seguito a ruota dal disco celebrativo del ventennio “20 Years Of Electronic Avantgarde”, un opulento live set orchestrale che i Nostri hanno poi portato avanti con successo e decisione lungo gli ultimi tre anni.

E’ importante ribadire la propensione al sinfonismo dei Deine Lakaien, perché questo album ne è pieno. Tuttavia, “Indicator” è anche l’opera che segna in qualche modo un ritorno alle origini musicali del duo, a quell'elettronica oscura e tipicamente ottantiana dal chiaro marchio darkwave, per una fusione di anime che dimostra un’ulteriore volta, come se ce ne fosse bisogno, lo stato di maturità artistica raggiunto dalla formazione. E’ una cosa che si avverte chiaramente nella melodia delicata dell’iniziale di “One Night”, quella fuga fievole e fuggevole di un violino che insegue una tastiera, oppure nell’assolo di violoncello che distilla puro struggimento nelle pieghe di un amore appena perduto tra l'attesa delle cose non dette sul singolo “Gone”. E’ un album certamente struggente e romantico, questo, che tuttavia non rifugge temi quali la religione (“Six O’Clock”), la desolante riflessione esistenziale di un vecchio morente (la conclusiva “The Old Man Is Dead”) o – di contro - l’esortazione alla vita (la galoppante “Who’ll Save Your World”), ma sempre con un occhio di riguardo verso i sentimenti ed una vaga sensazione di oscuro mal de vivre (fil rouge, questo, che riesce in un qualche modo ad accumunare lo spirito musicale dei Deine Lakaien a quello del duo svizzero Lacrimosa).

A livello di difetti, c’è necessariamente da segnalare una seconda parte dell’album decisamente meno ispirata rispetto alla prima, dove la vena compositiva dei Deine Lakaien pare affievolirsi su valzer ripetitivi e privi di mordente (“Go Away Bad Dreams”), o canzoni semplicemente dimenticabili (“On Your Stage Again”). Certo, non c’è nessun pezzo che possa dirsi davvero mal riuscito (“Immigrant” a parte, ma solo poiché ostinata nell’essere una canzone elettronica a senso unico), e spesso è proprio la certosina vena sinfonica dei Nostri a salvare i brani meno convincenti (vedi l’assolo di violino che chiude “Along Our Road”).

In conclusione, non si può che rimanere piacevolmente colpiti dalla maturità compositiva raggiunta dai Deine Lakaien: i fan del duo troveranno questa loro ultima fatica discografica irresistibile, mentre i nuovi ascoltatori potranno trovare un valido spunto di interesse per riscoprire anche i numerosi album precedenti. Sconsiglierei l’ascolto di “Indicator” unicamente ai cinici ed ai poveri di cuore in generale, poiché questa musica è come un cuore che pompa sangue carico d’amore maledetto e lancinante.



01. One Night
02. Who’ll Save Your World
03. Gone
04. Immigrant
05. Blue Heart
06. Europe
07. Along Our Road
08. Without Your Words
09. Six O’Clock
10. Go Away Bad Dreams
11. On Your Stage Again
12. The Old Man Is Dead

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