Unruly Child
Worlds Collide

2010, Frontiers Records
AOR

Uno tra i più graditi come-back che ci potessimo aspettare
Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 21/10/10

Storia sfortunata quella degli Unruly Child: pubblicano il loro debut album e, a causa delle vendite non eccezionali, nonostante la pregevole fattura del lavoro, la casa discografica dell'epoca li licenzia in tronco, lasciandoli così allo sbando. Dopo alcuni cambi di formazione ed un paio di lavori pubblicati tra la fine degli anni '90 e l'inizio del nuovo millennio, ecco arrivare nel 2010 un nuovo lavoro della band statunitense, lavoro che sancisce oltretutto il come-back della formazione originale con Mark (ora Marcie) Free al microfono. Queste reunion sono sempre un'incognita, perché il rischio di impacchettare una mera “operazione nostalgia” è costante, e spesso si concretizza con lavori sì piacevoli, ma fondamentalmente privi di una qualche effettiva utilità, se non quella di fare cassa in tempi di crisi. “Worlds Collide” fortunatamente non risulta tale, o almeno non completamente, e rilancia i Nostri nella scena rock nel migliore dei modi.

Parliamo chiaro sin da ora: lo stile AOR dei primi anni '90 è presente, e ci mancherebbe, ma non è tuttavia ancorato in maniera spasmodica a quei lontani ed ormai opachi momenti. Alcune soluzioni dall'impostazione squisitamente “classica” e fedeli agli stilemi del genere (la grintosa opener “Show Me The Money”, la bella ballad “Tell Another Lie”, la bonjoviana “Love Is Blind”, “Read My Mind”, “Neverland” e “Very First Time”, scelta, tra l'altro, come singolo promozionale) si alternano a momenti che magari non spiccano per chissà quale originalità, ma di certo più elaborati che conferiscono una certa varietà alla composizione: esempi lampanti sono “Insane”, alcuni momenti durante l'esecuzione della compatta e Motley Crue-style “Life Death”, specie quando s'insinuano violini ed atmosfere arabeggianti davvero azzeccati; buono è anche il risultato che scaturisce dall'unione di strofe più heavy e ritornelli decisamente più ariosi e catchy come nel caso di “When We were Young” o della stessa title track.

AOR anni Novanta dicevamo. Sì, ma con quel tocco leggero, quello sforzo quasi impercettibile ma al contempo evidente di andare oltre il solo effetto nostalgia. I brani divertono, fanno meditare, alcuni sono romantici quanto basta, ma il punto decisivo è che coinvolgono l'ascoltatore, lo portano per mano attraverso questo viaggio musicale senza annoiarlo, raccontandogli magari una storia che già conosce, ma proprio per questo evita di esser pedante, inutilmente ampolloso o prolisso, ma anzi risulta chiaro, essenziale in alcuni momenti e più decisivo solo in altri ben stabiliti.

Gli Unruly Child sono quindi egregi e periti autori che sanno come catturare le orecchie del pubblico, rimanendo sì fedeli al proprio stile, narrando sì vicissitudini e situazioni già sentite da più bocche, ma proprio per questo capaci di presentare le stesse storie in maniera non tediosa o stucchevole, dimostrando di avere ancora qualche buona freccia per il proprio arco. Bel ritorno sulla scena discografica per i Nostri: questo “Worlds Collide” di certo non è il disco dell'anno, ma è sicuramente un gran bel biglietto da visita, tra i più graditi come-back che ci potessimo aspettare.



01. Show Me The Money
02. Insane
03. When We Were Young
04. Tell Another Lie
05. Love Is Blind
06. When Worlds Collide
07. Talk To Me
08. Life Death
09. Read My Mind
10. Neverland
11. Very First Time
12. You Don't Understand

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