Shining
III - Angst, Sjalvdestruktivitetens Emissarie

2002, Avantgarde Music
Black Metal

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 08/11/10

Recensione a cua di Alekos Capelli

 

In attesa del più volte rimandato "Född Förlorare", settimo capitolo della band svedese, i fan del gruppo staranno verosimilmente consumando di ascolti le passate prove in studio dell’istrionico Kvarforth. Fra queste un posto d’onore lo merita senz’altro il terzo capitolo, "III - Angst, Självdestruktivitetens Emissarie", soprattutto sulla base del suo ruolo di cesura stilistica, all’interno della discografia del gruppo.

Con "Angst", infatti, gli Shining scrivono l’ultimo capitolo genuinamente e completamente black metal, raffinando e portando alle estreme conseguenze il sound tratteggiato con il primo, seminale, "I -Within Deep Dark Chambers" (all’epoca della pubblicazione Kvarforth aveva solo diciassette anni, fra l’altro) e successivamente sviluppato nel già completo e significativo "II - Livets Ändhållplats". Gli spunti stilistici e concettuali di questi due album confluiscono, amplificati, nelle sei canzoni che compongono "Angst", che vanta, fra l’altro una formazione di tutto rispetto, con session-man di lusso come Hellhammer, nonché un’ottima realizzazione tecnico-sonora, sicuramente lontana anni luce dalle produzioni grezze e low-fi tipiche di molto depressive black metal.

La partenza è affidata a "Mörda Dig Själv", canzone che, semmai ce ne fosse bisogno, chiarisce all’ascoltatore dov’è andato a finire, ovvero in un abisso di autodistruzione, pulsioni di morte e dolore in musica. La successiva "Svart Industriell Olycka" è forse una delle migliori canzoni di sempre del gruppo, sorretta da un tremolo riff glaciale e tipicamente old-school, successivamente condotto dall’intelligente lavoro alle pelli di Hellhammer. Le urla di Kvarforth descrivono in modo davvero vivido ed efficace la miseria nera industriale racchiusa nel titolo, e, come sempre, risultano sincere e mai artefatte, nella loro angoscia. Altro highlight del disco è "Submit to Self-Destruction", brano che parte con un’esaltante intro di batteria, rivelandosi come uno dei pezzi più violenti e tirati della loro discografia, efficace arma di distruzione di massa, fatta di puro metallo nero. Dopo la traccia strumentale è il turno di  "Fields of Faceless", lungo brano, con cui il lavoro si chiude nella più cupa disperazione, attraverso ritmi cadenzati, pesanti e sofferti, sui quali Kvarforth vomita poche, dolorose frasi, quasi un mantra di annientamento personale, che porta a compimento l’intento annunciato dal sottotitolo del disco, emissario dell’autodistruzione, appunto.

E’ interessante notare come, attraverso i tre anni che separano "Angst" da "IV - Eerie Cold", Kvarforth sia riuscito a ripensare e riplasmare così a fondo il sound del suo progetto, spostando l’accento sulle atmosfere e sulle sensazioni, piuttosto che sull’aggressività e sull’impatto, introducendo sonorità e accenti completamente insoliti per il black metal, e ponendosi, ancora una volta, un gradino sopra il marasma nero che affolla il genere.





01.Mörda Dig Själv...

02.Svart Industriell Olycka

03.Självdestruktivitetens Emissarie

04.Submit to Self-Destruction

05.Till Minne Av Daghen

06.Fields of Faceless

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