Le Braghe Corte
Hey Hey Hey

2010, LBC Records/Maninalto!
Ska/Punk

Le Braghe Corte contaminano il loro ska/punk e ci consegnano un disco fresco e godibilissimo
Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 08/11/10

Una crescita costante ed invidiabile, ammettiamolo, quella che vede protagonisti i simpatici Le Braghe Corte. Un inizio promettente, anche grazie alla loro contagiosa voglia di divertirsi e far divertire e al loro ska-punk semplice ma assolutamente coinvolgente, e da allora hanno sempre continuato, passo dopo passo, gradualmente, a migliorarsi, senza che la loro vena ironica ed allegra venisse meno.

Ecco che quindi si ripresentano, a circa tre anni di distanza dall'ultimo lavoro in studio “King Of The Fools”, con il nuovo album “Hey Hey Hey”, ed anche questa volta la crescita artistica è evidente. Anzitutto lo stile: i bolognesi viaggiano sempre sulle strade dello ska-punk, ma disegnano traiettorie originali, come la realizzazione di una coinvolgente e frizzante suite (in senso scherzoso e molto lato, dato che le suite vere e proprie durano anche decine di minuti), la “Edgard's Suite”, che vede protagonisti i primi tre brani del disco, e non può che far piacere constatare che si parta subito con l'appeal giusto. Anche la successiva “Bullshit”, singolo che li vede affianco al Piotta, palesa quel che è stato accennato ad inizio recensione: la canzone ha un'anima chiaramente punk, ma la sua pur semplice struttura e l'innesto rap sono assolutamente convincenti e ben amalgamati. Sinceramente geniale, poi, l'idea alla base di “Voices”, ovvero unire punk Green Day style e canto lirico: il risultato è sorprendentemente buono ed energico. Tra una canzone cento per cento ska (“Easy Way”) ed un potenziale futuro singolo cantato completamente in italiano (“Qualunque Cosa Farò”), c'è spazio anche per uno swing che sancisce la conclusione (ne siamo sicuri?) di “Hey Hey Hey”, opera che dimostratasi energica ed assai coinvolgente per tutto l'ascolto. Le Braghe Corte cercano, trovano ed innestano ottimamente alcuni elementi estranei al genere, come il clavicembalo e gli archi all'inizio del brano d'apertura, o il già citato canto lirico, e più semplicemente costruiscono ritmiche varie e originali in molti casi, riuscendo quindi ad andare oltre il concetto di “brano ska-punk”. L'unico appunto che si può rivolger loro, semmai, riguarda “Voices”, fin troppo simile a “Holiday” dei Green Day, tant'è che il sottoscritto in un primo e distratto ascolto l'aveva scambiata per una bella cover del brano degli statunitensi.

A parte questo aspetto, indubbio è che il lavoro degli ska-punker bolognesi suona fresco e godibilissimo anche per chi non è esattamente un estimatore del genere, e non è un fattore di poco conto, né tanto meno un traguardo semplice da raggiungere.



01. Edgar's Suite (Part 1)
02. Edgar's Suite (Part 2)
03. Edgar's Suite (Part 3)
04. Bullshit (Feat. Piotta)
05. Whatever It Takes
06. This Is My Town
07. Speed Up
08. Easy Way
09. Voices
10. Qualunque Cosa Farò
11. Do You Mind If I Like It
12. The Mistake
13. Play Along

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