Quintessenza
Nei Giardini Di Babilonia

2010, Autoproduzione
Prog Rock

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 17/11/10

Un aspetto interessante delle band cosiddette minori, considerando anche quelle emergenti, è senz'altro l'ambizione ed il coraggio. Tuttavia, i toscani Quintessenza non sono più certamente dei novellini, con i loro dieci anni di carriera, infatti sono giunti al loro terzo album. Nella "numerologia" della musica, si ritiene che il terzo album sia un album cruciale per qualsiasi artista e i Nostri nella fattispecie ci presentano un'ambiziosa opera rock, dai toni solenni e teatrali, con la partecipazione di numerosi artisti e voci.


"Nei Giardini Di Babilonia" ha avuto una lunga gestazione, è stata pensata sin dagli albori della band. Vi sono numerosi interpreti, di cui i protagonisti sono l'uomo (Diego Ribechini, la voce del gruppo), l'anima (la bravissima Elena Alice Fossi) e Dio (Marco Ciampini e Susanna Giorgi), con il quale l'uomo si deve ricongiungere. La trama sicuramente prende parecchi spunti dalla Divina Commedia, dato che la vicenda è incentrata sulla redenzione dell'uomo e del suo ricongiungimento con Dio, grazie all'aiuto di una guida. Senza dubbio non è stato facile costruire dei testi efficaci e convincenti, data la complessità dell'argomento: si può dire che complessivamente l'obiettivo sia stato raggiunto, riuscendo a non banalizzare od a generalizzare eccessivamente il messaggio, anche se a volte la consistenza della trama sembra farsi più evanescente. Introdotta la trama, passiamo all'aspetto più importante: quello musicale ed esecutivo. Data l'ambizione del concept, ci si aspetta una travolgente esecuzione da parte degli artisti. Se da un lato la prova è soddisfacente, conferendo al disco una certa dinamicità e vivacità, occorre guardare anche l'altro lato, quello dei difetti. A mio avviso, se la prova della brava Elena è veramente convincente e appassionante, quella di Diego Ribechini risulta un po' irritante e fuori luogo. Non di rado si possono sentire lunghi acuti esagerati che francamente in un lavoro vasto e complesso alla sottoscritta paiono decisamente inadeguati. Inoltre, le sue linee vocali, confrontate sempre a quelle della cantante, sono più monotone. Parlando invece della parte strumentale, niente da segnalare in particolare, se non la particolare propensione al progressive rock italiano degli anni d'oro ed al progressive metal tipico dei celeberrimi Dream Theater. I musicisti danno una prova convincente, anche se non priva di momenti più retorici e scontati, che fungono da meri riempitivi.


Il terzo disco dei Quintessenza è senza ombra di dubbio un lavoro ambizioso e confezionato con la miglior cura possibile. È ben lontano dall'essere un'opera rock memorabile, però l'impegno infuso è veramente ammirevole e dimostra tutte le buone potenzialità del gruppo. È consigliabile ascoltare "Nei Giardini Di Babilonia" con il booklet dei testi sottomano, al fine di apprezzarne i contenuti appieno.





01. L'Ingresso
02. Nei Giardini di Babilonia
03. La Porta Rossa
04. Viscere
05. La Porta Bianca
06. Un Volo d'Argento
07. La Porta Gialla
08. Nuovi Rami
09. La Porta Blu
10. Riflesso
11. La Porta Nera
12. Quintessenza
13. La Fine del Viaggio

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